GABRIELE PAPI
Cronaca

Il pescatore e l’orca. Un incontro drammatico

Un episodio marinaresco degli anni ’50 si ammanta di leggenda. Il possente cetaceo sbalzò un giovane contro la cabina del peschereccio .

Il pescatore e l’orca. Un incontro drammatico

In alto un’orca in una stampa d’epoca e sotto Leo Maltoni

Il dente dell’orca, possente cetaceo catturato imprevedibilmente da un peschereccio di Cesenatico, molto al largo, alcuni decenni fa. Quell’orca vendette cara la pelle: gli effetti dei suoi potenti colpi di coda spezzarono una gamba ad un giovane pescatore. E i suoi affilati denti ricurvi rimasero il ricordo di quella brutta avventura. Una storia di un altro tempo, di un altro mare. Ce la raccontò anni fa Leo Maltoni, poeta e cantastorie di Cesenatico (ci ha lasciato nel 2016) che l’ha anche scritta nel suo bel libricino ‘Miniature romagnole’ che è una Spoon River della nostra civiltà contadina e marinara. Torniamo all’orca, mammifero marino che vive in branchi o in famiglie. In passato è stata definita anche ‘orsa assassina’: impropriamente. In natura, in terra e in mare, ci sono solo predatori selvatici che svolgono il loro ruolo nell’ambito dell’equilibrio naturale: l’assassinio è invece una specialità del tutto umana sin dai tempi di Caino. Orca: è specie cosmopolita ma rara nei nostri mari perché predilige acque fredde. Gli antichi zoologi hanno chiamato le orche ‘lupi di mare’, immagine stavolta più pertinente perché le orche, come i lupi, hanno vita sociale evoluta e sanno cacciare in gruppo. Oggi le conosciamo un po’ meglio grazie ai documentari naturalistici: un tempo non era così. Ed eccoci, nelle ricordanze di Leo Maltoni, all’inaspettato incontro. Correvano gli anni cinquanta. Luca era poco più d’un ragazzo, ma già giovane pescatore. Era imbarcato sull’Albatros, peschereccio che sul finire dell’estate si portava molto al largo per il passo dei tonni: pesca faticosa, con reti voluminosi, ma redditizia. Una mattina di bonaccia, al largo di Pescara fu proprio il giovane Luca ad avvistare le pinne di quattro grossi pesci: ‘non sono tonni, ma grossi delfini, però di quel colore non li ho mai visti (le orche hanno il dorso nero con strisce chiare sul ventre bianco)’, osservò un pescatore. Il capopesca Gianòla ordinò di calare le reti. Erano gli anni dell’Acquario Comunale e le acrobazie dei delfini ammaestrati erano grandi attrattive.

Fu una pesca convulsa, drammatica. Un bestione fu issato per la coda con un paranco sulla tolda della barca: sembrava esanime. Ma con un poderoso colpo di coda fece traballare paurosamente la barca, catapultando Luca - che non aveva trovato appigli cui aggrapparsi- contro la cabina di pilotaggio: l’urto violento spezzò il femore del ragazzo che, una volta portato in ospedale, chiese ai colleghi d portargli un dente d’orca come esclusivo souvenir. Va infine detto che degli sviluppi di questa vicenda fuori dall’ordinario circolarono poi altre versioni: e cioè che un’orca catturata fu immessa in un canale della vena Mazzarini. Anche da noi erano giunta notizia di orche ammaestrate negli acquari delle coste della California. Nel nostro caso si dovette abbattere quell’orca sventurata, perché selvaggia. Chissà. In ogni caso non ci stupiremmo troppo se qualcuno a Cesenatico possedesse ancora, per via familiare, un dente d’orca. Così fosse, lo invitiamo a farsi vivo. Ci sono storie marinare della nostra costa che attendono ancora di essere raccontate appieno. E che interessano più persone di quanto si pensi.