di Raffaella Candoli
Il cuore ha le sue ragioni che la ragione non conosce. Mai come in questa circostanza, in cui le democrazie dell’Europa sono in allarme per la guerra che la Russia ha dichiarato all’Ucraina, l’aforisma di Blaise Pascal risponde a verità. Il cuore che non vuol sentire ragioni, ammesso che una logica ci sia in un conflitto bellico, è quello di centinaia di famiglie, e molte cesenati, che sono in lista d’attesa per un’adozione internazionale in Paesi dell’Est Europa: Russia, Bielorussia, Ucraina, Estonia, Lettonia, Lituania, Moldova.
E se la pazienza è una disposizione d’animo che loro malgrado le coppie adottanti devono imparare ad avere, perché i tempi di attesa di un’adozione internazionale si contano in anni, il non trascurabile imprevisto dell’attuale scenario allontana ancor di più il raggiungimento dell’obiettivo di dare una famiglia a un bimbo che ne è privo. "Singolare il caso della Bielorussia – spiegano Giovanni e Maria, coppia adottante –, che ha accordi di adozione internazionale solo con l’Italia e solo su minorenni che, a partire dai 7, 8 anni siano inseriti in almeno un paio di progetti di accoglienza temporanea (approvati dal Ministero delle Politiche Sociali e dal Comitato tutela minori stranieri accompagnati), presso la famiglia aspirante all’adozione. Già dal 27 febbraio 2020 la Bielorussia, in questa guerra alleata della Russia, a causa del Covid ha impedito i soggiorni terapeutici ai bambini di Chernobyl. E se dunque sono due anni che minori e famiglie sono impediti dal maturare quei legami che possono e devono preludere all’adozione, ora con questo terribile evento pensare che per i mesi estivi la nostra Anastasia possa venire a Cesena, né noi andarla a trovare. Dunque, all’incertezza si aggiungono i timori e la consapevolezza del tempo che passa e non si recupera".
E se le cautele di tipo sanitario sono comprensibili, così come la pericolosità di un Paese in assetto di guerra, ci sono poi altre strategie politiche che usano i bambini come strumento di ricatto: niente adozioni verso quei Paesi che comminano sanzioni e che chiudono il loro spazio aereo. "A oggi 100 famiglie che hanno dato mandato all’ente che presiedo – sostiene Mauro Mosconi, presidente dell’Associazione Adozioni Alfabeto di Pesaro, tra le quali coppie cesenati – sono bloccate per via del governo italiano che non rispetta il Protocollo d’Intesa firmato con la Bielorussia il 30 novembre 2017, a dispetto della Convenzione dell’Aja e dell’Onu, facendo soffrire orfani che vengono privati del loro diritto ad avere una mamma e un papà".
Dai dati pubblicati dalla Commissione per le adozioni internazionali risultano 200 i minori in attesa di adozione di coppie italiane dalla Bielorussia, 270 dalla Federazione russa, 119 dall’Ucraina. Dunque, se in tempi normali, dopo la lunga procedura di riconoscimento dell’idoneità fisica, psicologica e patrimoniale, l’attesa alla genitorialità adottiva può durare qualche anno, e richiede viaggi ripetuti, volti alla conoscenza reciproca, ora lo scenario fa intravedere uno stallo molto più lungo.
"Nei primi sei mesi del 2021 a Cesena non sono entrati bambini in adozione da paesi esteri – spiega lo psicologo Fabio Sgrignani, psicologo del Consultorio familiare dell’Ausl Cesena –, e molti arrivavano da Ucraina e Federazione Russa. La situazione venutasi a creare ora indurrà probabilmente le coppie in attesa di abbinamento a cambiare meta, magari scegliendo l’Ungheria che a Cesena risulta un Paese da cui provengono diversi bambini. In generale si tratta di bambini dagli 8-10 anni in su, che hanno qualche grado di disabilità psicologica. Se le coppie che conferiscono mandato ad un ente danno disponibilità ad accogliere ‘special needs’ si accorciano i tempi di attesa e nei limiti previsti dalla legge anche l’età del minore". Sempre dai dati della Cai del 2020 tra 40 minori adottati, sopra i 12 anni, dalla Bielorussia il 97,5% erano special needs, dalla Lituania il 90%, e dall’Ucraina l’81,6%.