Il ‘Cercal’ festeggia 40 anni: "Scuola al passo con i tempi"

Il presidente Marco Piazzi traccia un bilancio dell’ente di formazione "Dobbiamo essere più bravi ad attrarre i giovani verso le nostre aziende".

Il ‘Cercal’ festeggia 40 anni: "Scuola al passo con i tempi"

Il presidente Marco Piazzi traccia un bilancio dell’ente di formazione "Dobbiamo essere più bravi ad attrarre i giovani verso le nostre aziende".

Da quarant’anni valorizza talenti, realizza progetti e sogni, scommette sul futuro dei giovani e del territorio, crea sinergie con aziende e istituzioni: Cercal, la Scuola internazionale delle calzature di San Mauro Pascoli, festeggia oggi il 40esimo compleanno a Villa Torlonia. Dell’importante traguardo raggiunto, degli obiettivi futuri e delle sfide che attendono il distretto sammaurese, abbiamo parlato con l’attuale presidente Cercal, l’amministratore delegato di Pollini Marco Piazzi.

Dottor Piazzi, se la sente di tracciare un bilancio di questi primi quarant’anni?

"Parto da un dato cruciale: dalla sua istituzione, nel 1984, Cercal ha formato più di 3mila giovani, gran parte dei quali lavora all’interno di aziende del settore moda, con ruoli coerenti alla formazione ricevuta. Grazie alla collaborazione costante con i professionisti e le aziende consociate, nonché con il comune di San Mauro Pascoli e con l’Università di Bologna, la scuola è al passo coi tempi, aggiornando i contenuti della propria offerta formativa alle novità normative e alle richieste provenienti dal mercato del lavoro".

Modellisti, stilisti, tecnici della forma e operatori specializzati: tutti i profili creati dai corsi Cercal sono più che appetibili per le aziende. Perché, allora, è così difficile trovare giovani desiderosi di intraprendere questi percorsi?

"Il lavoro manuale – e, più in generale, il mondo della fabbrica – non incuriosisce più i nostri giovani. Non siamo stati abbastanza bravi, evidentemente, a raccontare cos’è oggi la fabbrica: non certo l’antro di Polifemo, ma un ambiente moderno, confortevole, sicuro, digitalizzato. Dovremmo aprire più spesso le nostre fabbriche, permettere ai giovani e alle comunità di visitarle e passarci più tempo possibile".

Eppure, sul ‘mismatch’ (mancata corrispondenza tra domanda e offerta di lavoro) in tanti puntano il dito contro le aziende, colpevoli di richiedere personale giovane e già altamente qualificato.

"Le scuole di formazione come Cercal esistono proprio per questo: mettere i ragazzi e le ragazze in condizione di essere immediatamente operativi, avendo familiarizzato almeno con le basi imprescindibili di questa professione (ad esempio, saper distinguere tra pelle di capra e pelle di vitello). Certo, non possiamo pretendere che, appena usciti dalla scuola, questi giovani si muovano come chi ha maturato un’esperienza pluriennale nel settore".

Il distretto di San Mauro sta sperimentando quella crisi che, in realtà, è globale e paralizza l’intero settore della moda e del lusso. Qual è il suo timore più grande?

"Il rischio maggiore che corriamo, a livello nazionale, è la perdita di un’intera filiera. Il tessuto produttivo del ‘made in Italy’ è costituito in gran parte da piccole imprese artigiane: se non adeguatamente sostenute con misure straordinarie, pensate ad hoc per questa congiuntura negativa, chiuderanno i battenti entro fine anno. E, quando arriverà l’agognato cambio di passo (gli analisti dicono che i primi segnali potrebbero arrivare già nel 2025), sarà molto difficile ripartire senza le loro competenze".

Pollini, il brand di cui lei è amministratore delegato, ha appena presentato una collezione ‘heritage’, ispirata ad alcuni pezzi iconici, creati in oltre 70 anni di storia del marchio. Nostalgia di un passato più ‘felice’ rispetto alla criticità attuale?

"Lo stivale cavaliere, indossato da Maria Schneider in "Ultimo tango a Parigi", il mocassino college, le borse col logo fanno parte del nostro Dna. Non è l’antico, è il passato reinterpretato in chiave contemporanea. La conferma che riusciremo a superare i momenti critici e guardare al futuro".

Maddalena De Franchis