RAFFAELLA CANDOLI
Cronaca

Il centenario dimenticato di Giovanni Cappelli

Il 2023 ormai ai titoli di coda e nessuna celebrazione per l’anniversario della nascita del pittore cesenate: "Un’occasione perduta"

Il centenario dimenticato di Giovanni Cappelli

Il nuovo anno è alle porte, e dunque, può considerarsi come "non pervenuto" alcun segno di celebrazione, da parte delle istituzioni pubbliche, del pittore Giovanni Cappelli, nel primo centenario della nascita. Sarebbe stato importante onorarne la memoria e l’arte, essendo Cappelli tra le figure di primaria rilevanza nella vicenda figurativa italiana del secondo ‘900. Vero è che a 24 anni lasciò Cesena per trasferirsi insieme all’amico artista Sughi a Torino, e poco più tardi, con lo stesso Sughi e con Caldari, a Roma, e infine a Milano, per un legittimo desiderio di arricchire la propria esperienza aprendosi ad orizzonti più vasti. Cappelli mantenne comunque i legami con Cesena, (dove ancora vive la 93enne sorella Maddalena e il 90enne cognato Luigi Mercuriali), non solo per gli affetti familiari, ma anche per opere che gli vennero commissionate quali la cupola del santuario di Gambettola (1952), le grandi pale d’altare per le chiese di San Pietro e di Gattolino.

I quindici anni circa trascorsi a contatto con la realtà cesenate hanno un’impronta artistica importante: dal ciclo di Ester del 1946 per l’Abbazia del Monte, alla calotta absidale della Chiesa di Montereale del ’49. " In ambito romagnolo – asserisce lo studioso d’arte Orlando Piraccini -, vanno ricordate le ormai lontane mostre del 1998-1999 a Cesena e Cesenatico e del 2003 nella sede Cocif di Longiano; più di recente, la della Galleria d’Arte Damasco e un’esposizione a tema religioso proposta dalla Diocesi in santa Cristina". A livello comunale nulla. È del marzo scorso invece un progetto celebrativo di Cappelli in occasione della Festa della donna, coordinato dallo stesso Piraccini, che ha coinvolto diversi soggetti alla Basilica del Monte, mentre alcuni collezionisti e Angelo Fusconi dell’Officina dell’Arte hanno reso possibile una ricca mostra anche con opere inedite. Un ulteriore omaggio a Cappelli dall’Officina dell’Arte è rappresentato da un calendario 2024 contenente le riproduzioni di diversi dipinti di Cappelli, anche questi presenti in collezioni private. Dunque, un’occasione persa da parte del Comune che magari avrebbe potuto contattare l’amministrazione meneghina per un eventuale progetto congiunto.

Grande estimatore di Cappelli, del quale conserva in casa diverse opere è Vittorio Mosconi, 88 anni. "Che il centenario di Giovanni Cappelli sia passato inosservato lo trovo gravissimo – afferma con voce decisa -. È un grande artista e dovrebbe essere nell’animo di tutti. Inferiore al più celebrato Sughi? Certamente no, più riservato certo, ma di uguale spessore artistico. Per il calendario-catalogo dell’Officina dell’Arte ho messo a disposizione per la riproduzione ‘Gli spaccapietre’ del 1951, che rappresenta il lavoro faticoso di 4 uomini in primo piano. Cappelli, di salute cagionevole, andava a pigliare aria buona alla Balze, dove appunto vide quegli uomini al lavoro. Per la città, un mancato ricordo, è un’occasione perduta". Di uguale avviso la collezionista Nadia Monti cui appartiene tra gli altri, il grande quadro "Figure di sera" del 1979. "Se il Comune avesse allestito una mostra –obietta -, forse saremmo venuti a conoscenza di quelle opere disseminate tra la Pinacoteca, gli uffici e i depositi comunali. Non mi spiego questa latitanza verso un importante esponente del realismo e della ‘scuola cesenate’".