ANDREA ALESSANDRINI
Cronaca

Il bilancio di monsignor Regattieri: "Sono stato il vescovo dei poveri"

"Fin dal mio arrivo li ho messi al centro del mio impegno pastorale". Si attende la nomina del successore

"Fin dal mio arrivo li ho messi al centro del mio impegno pastorale". Si attende la nomina del successore

"Fin dal mio arrivo li ho messi al centro del mio impegno pastorale". Si attende la nomina del successore

Questa sera alle 22 in Cattedrale il vescovo monsignor Douglas Regattieri celebrerà la sua ultima messa della Notte Santa. Si attende la nomina del suo successore da parte di papa Francesco.

Vescovo Regattieri, su quali temi si incentra quest’anno la sua riflessione sul Natale?

"Sono partito da un passo dell’ultima enciclica del papa, dove il santo Padre afferma che Dio è vicino alla nostra vita. E questo si realizza pienamente con il mistero del Natale. Poi ho dispiegato la riflessione attorno a tre parole che mi sembrano urgenti oggi: amore, luce e pace. Sono parole che declinano il grande tema della speranza che - come ha detto il noto scrittore Peguy - è nata a Natale. “La speranza – ha affermato papa Francesco - mai è ferma, la speranza sempre è in cammino e ci fa camminare. Questa speranza, che il Bambino di Betlemme ci dona, offre una meta, un destino buono al presente, la salvezza all’umanità, la beatitudine a chi si affida a Dio misericordioso".

Come trascorrerà le festività?

"Sarò impegnato in diverse celebrazioni a Cesena e Sarsina. Mi auguro che anche i cesenati, anche quelli più freddi nei confronti dell’ambito religioso e spirituale si lascino toccare dall’annuncio che per noi è nato un Bambino nostro Salvatore".

Con quale sentimento attende la nomina del suo sostituto e quando prevede che possa avvenire?

"Mi pervade un senso di gratitudine a Dio per i quattordici anni di ministero episcopale svolto qui. E anche nei confronti dei cesenati, per la loro generosa accoglienza. Per quanto riguarda il mio sostituto sono anch’io curioso di conoscerlo. Per i tempi della sua venuta non so proprio dire. Inviterei tutti, comunque, ad attenderlo e poi a incontrarlo e a conoscerlo, vedendo in lui, già adesso, un successore degli apostoli; ad avere quindi verso il nuovo vescovo uno sguardo di fede".

La casa per gli ex vescovi all’Osservanza, dove lei abiterà, sarà pronta a breve?

"Penso proprio di sì. L’immobile, ora della diocesi, in realtà non aveva bisogno di grandi ristrutturazioni, ma solo di qualche piccolo ritocco".

Lei è stato molto sensibile all’emergenza delle povertà. Come è possibile proseguire nell’impegno intrapreso?

"Quando sono entrato in Diocesi, forse qualcuno se lo ricorda, io mi rivolsi al sindaco della città intendendo parlare a tutti, dicendogli che avrei amato essere considerato e chiamato procurator pauperum (amministratore dei poveri, ndr). Era un modo per recuperare e spolverare un antico titolo applicato al vescovo. È stata mia preoccupazione costante mettere i poveri al centro del mio impegno pastorale, perché questo è stato l’intendo di Gesù che ha dichiarato di essere venuto a “portare ai poveri il lieto annuncio, a proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista”".

Vescovo, qual è il bilancio di questi 14 anni?

"Come in ogni esperienza che si protrae nel tempo ho goduto di luci e attraversato anche ombre. L’elenco delle une e delle altre sarebbe davvero troppo lungo per questa intervista. Abbiamo insieme fatto cose belle, ma anche avremmo potuto fare qualcosa di più; non ci siamo riusciti. L’intenzione buona c’è stata: quella di servire il popolo santo di Dio, con tutte le fatiche, le fragilità e le debolezza proprie della mia umanità. Solo Lui, il Signore, saprà alla fine ben giudicare… Mi rimetto a Lui. Devo dire con un po’ di timore perché la responsabilità ricevuta è stata grande e non so se ho corrisposto pienamente. Ma come ho scritto nell’ultima pagina dell’opuscolo del mio cinquantesimo di sacerdozio, mi affido alla Madonna dei mandarini, potente mediatrice".