
di Elide Giordani
Meglio non chiedere al dermatologo se sia opportuno o meno tatuarsi la pelle in modo indelebile. L’elenco dei rischi potrebbe far passare la voglia. "Ma non vogliamo fare del terrorismo" dice il dottor Davide Melandri, direttore dell’unità operativa Centro Grandi UstionatiDermatologia di Cesena-Forlì e Banca Regionale della Cute. Preoccupazione superflua. Il timore di una ripercussione sulla salute sembra l’ultima delle angustie dei milioni di italiani che si piacciono così, con la pelle tatuata: un fregio che parla di loro più di ciò che viene concesso dalla natura.
Dottor Melandri, cosa rischia una pelle tatuata?
"Da punto di vista medico il tatuaggio con pigmentanti permanenti inseriti nel derma può provocare infezioni, poiché si creano piccole ferite, ma anche reazioni allergiche, sia immediate che tardive, come gli eczemi, le infezioni di tipo virale o batterico. Chi ha problemi cardiaci come le valvulopatie congenite, ad esempio, rischia infezioni al miocardio".
Ci sono stati di salute controindicati?
"Chi soffre di diabete deve stare più attento perché è maggiormente a rischio di infezioni, ma anche chi è immunodepresso, chi ha subito trapianti, chi assume farmaci per il trattamento della psoriasi, chi soffre di eczema. Un capitolo recente riguarda il rapporto tra cancro e tatuaggi. A questo proposito ci sono studi che indagano la correlazione tra pigmenti impiegati nei tatuaggi e linfomi non Hodgkin".
E i melanomi?
"In questi casi c’è una variabile in più poiché sotto ad un tatuaggio è più difficile identificare un melanoma, il rischio è che si riveli quando è già tardi. O anche effettuare un tatuaggio vicino ad un neo o su una lesione pigmentata".
Che caratteristiche hanno i pigmenti impiegati?
"Ce ne sono un centinaio, alcuni sono composti da nano molecole, ma non tutti sono stati studiati . La loro pericolosità sta nel fatto che possono migrare attraverso il sangue anche negli organi interni con conseguenze che ancora non abbiamo ben chiare. Su queste sta studiando l’Agenzia Internazionale per la ricerca sul cancro. Alcune di queste sostanze sono già state identificate come cancerogene di tipo B e dunque vietate".
Vi è capitato di avere tra i vostri pazienti persone con problemi innescati da un tatuaggio?
"Sì, ho visto reazioni importanti come dermatiti, arrossamenti con persistenza dell’infiammazione e diversi sono venuti da noi per ottenere la rimozione del tatuaggio".
Quali sono le tecniche impiegate in questi casi?
"La chirurgia e il laser. Quest’ultima si è molto evoluta, può contare su diverse lunghezze d’onda che intervengono sui singoli colori e rimuovono le tracce del tatuaggio in maniera più precisa. La chirurgia invece può avere risultati estetici meno accettabili. Ma una correzione miracolosa non c’è".
Quale consiglio per chi volesse comunque un tatuaggio?
"Sottoporsi preventivamente ad una visita dermatologica per una valutazione anamnestica della persona".