
L’assessora comunale Carmelina Labruzzo con uno dei suoi tre gatti. Ma in famiglia c’è anche una gallina
Carmelina Labruzzo, assessora ai servizi per le persone e le famiglie, i dipendenti del Comune hanno mai chiesto di portare in ufficio i propri animali? "Qualche richiesta informale c’è stata perché siamo in tanti ‘gattari’ o amici dei cani. Di solito venire in ufficio con il proprio animale è più un’esigenza di chi ha il cane, perché i gatti hanno un carattere indipendente. Il cane, poi, è meno abituato a star da solo e soffre delle assenze prolungate". Introdurrete in Comune un regolamento che disciplini la presenza di animali in ufficio, come accaduto a Crema? "Non ne abbiamo mai parlato in contesti formali. Non credo che sia un ‘no’ a prescindere, ma non mi sbilancio. Oltre all’Amministrazione bisognerebbe coinvolgere anche l’Asl. L’attenzione sugli animali la sta portando il collega Andrea Bertani, assessore all’ambiente con delega al benessere animale, che ha organizzato una serie di incontri, insieme alle associazioni del territorio, per approfondire e aiutare i cittadini che hanno adottato o vogliono adottare un animale da compagnia". Il presidente del Senato Ignazio La Russa ha rilanciato per anni la proposta di autorizzare la presenza di animali domestici negli uffici del Senato. Qual è la sua opinione? "Io sono per il ‘sì’ all’animale al lavoro. Avere negli uffici dei servizi sociali comunali una presenza di questo tipo smorzerebbe un po’ le ansie. Ma ci deve essere una grande attenzione, perché non è detto che a tutti i colleghi piacciano. Ma a mio parere una presenza a 4 zampe aiuta sempre ad abbassare i livelli di rabbia". Preferisce il cane o il gatto? "Il gatto, ma anche i cani mi piacciono. Ho tre gatti, di cui uno diabetico. Sono tutti randagini che mi sono approdati in casa. Tengo moltissimo anche alle relazioni personali (ci tengo a precisarlo) ma anche tra il mio compagno e la mia famiglia c’è sempre un animale che salta fuori. Il mio compagno ha un gatto e una gallina. Le galline le ho rivalutate, sono un’antistress come tanti animali. In passato mi sono anche divertita a scrivere e pubblicare storie dei miei tre gatti, che tutti insieme ho chiamato ‘I Pepiti’. C’è Dobby la nera, Gingy il bianco e rosso e Minù la bianca". Porterebbe i suoi gatti al lavoro? "Un po’ sì e un pò no. Sì, perché potrei starci assieme, no perché loro stanno bene a casa, hanno i loro luoghi, i loro posti. Ma un esperimento lo farei. Ognuno dei miei gatti a casa ha il suo posto prediletto: una sedia, la cuccia preferita. La mia abitazione è piena di scatole. Dobby sta spesso sul divano, a Gingy piace una cuccia con l’ingresso a forma di micio e Minù ha una scatolina prediletta dove si accuccia per bene". Altri animali da compagnia che le piacciono? "Le tartarughe, i pesciolini e le galline". In un carcere americano (poi l’esperimento è stato riproposto in Italia) hanno portato 300 gattini a contatto con i detenuti, cosa ne pensa? "Allargherei il ragionamento dal carcere ai contesti di cura delle persone. Che sia il carcere, la comunità terapeutica, la comunità minorile, credo che si porti sempre un valore aggiunto dell’intervento educativo. Il tema della cura è bello, e i detenuti che si sono presi cura degli animali hanno risvegliato in loro un sentimento che non è mai sopito nell’uomo. Non credo però che un esperimento del genere sia ripetibile nel carcere di Forlì, dove temo non ci sia posto per gli amici a 4 zampe".