
"I cartoni di oggi non stimolano pensiero e curiosità, finalmente vietate scene di morte e sangue"
Film violenti, videogiochi, un tempo anche cartoni animati. Impossibile evitare scene violente per chi accede a tivù o a computer. "Nei film la violenza viene molto depotenziata - dice Natalia - ad esempio, nelle scene di guerra si vedono dei colpi e si sentono spari e urla, ma non si fanno vedere le conseguenze in modo realistico. Spesso non c’è neanche il sangue. Si sceglie di rappresentare la violenza in questo modo per non turbare le persone, ma, dato che non si fanno vedere gli aspetti peggiori, non fa paura e sembra normale o addirittura divertente".
"Sotto questo aspetto i videogiochi sono più insidiosi - continua Natalia - perché sei tu a sparare con una visuale in prima persona o a muovere l’avatar e ti immedesimi maggiormente, mentre davanti a un film rimani uno spettatore".
"Nei videogiochi la violenza appare divertente e premia gli impulsi aggressivi del giocatore - aggiunge Eleonora - molto spesso la violenza è gratuita e insensata, abitua a pensare di essere in un mondo in cui si può fare quello che si vuole senza conseguenze, mentre nei film ha un significato per la storia e si avverte la sua gravità. Purtroppo, molti film ultimamente tendono ad assomigliare sempre più ai videogiochi e mirano più a impressionare o divertire che a comunicare qualcosa che faccia pensare".
"Le normative di adesso sui cartoni animati vogliono che i bambini vedano perlo più cose noiose e banali senza un minimo di concretezza riguardo alla realtà - riflette Bianca - mentre i cartoni che vedevano i nostri genitori, come i cartoni giapponesi degli anni ’80, contenevano immagini molto esplicite di sangue e morte, ma non per questo la loro è stata una generazione violenta. I cartoni di adesso tendono ad eliminare ogni fatto negativo, sono meno interessanti, non stimolano pensiero e curiosità e si rischia che i bambini nella vita non sappiano come comportarsi quando dovranno affrontare delle situazioni spiacevoli". Ci sembra che sia pericoloso, più che mostrare, alterare la violenza per farla percepire come qualcosa di innocuo e privo di conseguenze. I sistemi per proteggere i più giovani e impressionabili già ci sono, come i limiti di età per i film e la classificazione ’Pegi’ per i videogiochi.
La classe III E di Roncofreddo