Buon Natale dallo Straccivendolo. Qualcuno ha deciso di vestirlo con la giacca di Babbo Natale e lui adesso dal suo piedistallo anziché lanciare il suo caratteristico richiamo "Chi ha straz doni ooh" (Chi ha stracci donne!) sembra con la mano sulla bocca augurare Buon Natale a tutti i gambettolesi. In paese l’iniziativa un po’ goliardica è stata salutata con favore e nessuno, neppure le autorità, ha pensato di toglierli di dosso quella giacchetta rossa. Lo straccivendolo è il monumento simbolo di Gambettola, è dedicato a quell’umile strazer che è stato l’antesignano del mestiere del commerciante di metalli, lui, infattti, fin dal dopo guerra, ha dato il via a quel nuovo lavoro per tantissimi giovani di Gambettola che come lui iniziarono ad andare in giro per le strade della Romagna a raccogliere bidoni di latta, schegge di granate, ossa e pelli di coniglio. Oggi, è vero, il mestiere dello straccivendolo è molto cambiato, oggi i tanti operatori di Gambettola si chiamano commercianti di metalli, trattano partite di centinaia di quintali, vanno alla borsa dei metalli, caricano il ferrovecchio su potenti autocarri dotati di gru e cassone ribaltabile, presso le loro aziende hanno molini per il rame e gigantesche presse spaccano i motori e schiacciano le carcasse di autovetture. Il monumento allo Straccivendolo è stato realizzato dallo scultore Tito Neri, prima su creta, poi fuso in bronzo; è alto 2 metri e 8 centimetri e pesa 245 chilogrammi, esso rappresenta un giovane vestito con una vecchia e rattoppata giacca militare, ai piedi grossi scarponi, e a fianco la sgangherata bicicletta con sopra il sacco per mettere gli stracci, ossa e pelli di coniglio, nel momento di gridare il suo inconfondibile richiamo: "Chi ha straz doni ooh". L’inaugurazione del monumento avvenne il 3 settembre 1989 alla presenza dello scrittore don Francesco Fuschini.
Vincenzo D’Altri