Cesena, 20 agosto 2024 – Potrebbe essere la parola fine su un giallo lungo 32 anni, ma anche sulle speranze di una madre di ritrovare il corpo della figlia. Si discuterà il 26 settembre davanti al Gip del tribunale di Forlì Massimo de Paoli l’archiviazione del caso di Cristina Golinucci, scomparsa a 21 anni il primo settembre 1992 dal convento dei frati Cappuccini a Cesena.
Quel giorno la ragazza aveva un appuntamento col proprio padre spirituale, ma non si presentò mai. A luglio la Procura di Forlì, per la decima volta, ha chiesto l’archiviazione del fascicolo di indagine, aperto per omicidio a carico di ignoti. Ma la famiglia di Cristina, la madre Marisa Degli Angeli assistita dall’avvocato Barbara Iannuccelli, non si arrende. È stata presentata opposizione, ancora una volta, chiedendo che si continui a indagare, ed è stata avviata una petizione con raccolta di firme, oltre 25mila online (fino a ieri erano 25.623) e più di 500 cartacee, affinché la vicenda non venga archiviata e si possa fare finalmente giustizia.
La raccolta firme sta proseguendo su Change.org e l’avvocato Iannuccelli le depositerà all’udienza del 26 settembre. "Questa è la mia lotta personale – ha spiegato mamma Marisa – il dolore non si archivia, non va in ferie, io continuerò a lottare per avere la verità su mia figlia. Non mi arrenderò mai, voglio trovare le ossa di Cristina e metterle vicino a quelle del papà".
Una lotta disperata contro il tempo e contro l’assassino. Tra le piste seguite durante le indagini, la più battuta è quella che verte sulla figura di Emanuel Boke. Il sudafricano ospite del convento dei frati cappuccini all’epoca della scomparsa di Cristina, poi condannato per violenze sessuali ai danni di due ragazze, sapeva dell’arrivo al convento di Cristina il 1° settembre del 1992. L’uomo mentre era in carcere confessò l’omicidio di Cristina ma in un secondo momento ritrattò. Dal 2017 Boke è ricercato in Francia, dove ha riparato sotto falso nome, ma con impronte digitali che lo identificano. Viene accusato di alcuni reati a sfondo sessuale.
Nel corso degli anni le indagini hanno puntato anche su altre due figure: un predatore sessuale cesenate di 60 anni che si ritiene fosse molto vicino agli ambienti frequentati dalla Golinucci e anche da Chiara Bolognesi, la ragazza trovata morta nel fiume Savio a un mese di distanza dalla scomparsa di Cristina. Altra figura controversa è quella di un infermiere che frequentava i luoghi dove Cristina prestava volontariato.