Cesena, 2 settembre 2024 – «Il Signore mi ha dato una prova da mamma che non auguro a nessuno. Penso che me la abbia affidata per far emergere il marciume che avvolge certe persone. Perché io credo, sì, credo in Quello Lassù. Ma per quanto riguarda certe persone qui, sulla terra, è molto più difficile". Le parole sono di Marisa Degli Angeli, mamma di Cristina Golinucci, cesenate scomparsa a 21 anni il primo settembre di 32 anni fa. Trentadue anni senza verità sono interminabili, piegherebbero chiunque, ma non una mamma. Non Marisa che ancora si batte per sapere cosa è successo a sua figlia e che ora, grazie al supporto dell’avvocato Barbara Iannuccelli e dell’Associazione Penelope, si è trovata davanti a una nuova pista. Che, in maniera diversa rispetto al passato, porterebbe comunque all’ambiente del convento dei frati Cappuccini di Cesena, dove la giovane aveva parcheggiato l’auto per poi scomparire, mancando l’appuntamento con padre Lino, il suo frate confessore.
"Nei giorni scorsi – ha ricostruito ieri Iannuccelli durante un evento organizzato per Cristina nella frazione cesenate di Ronta dove viveva la ragazza – ho ricevuto la telefonata di una donna che mi ha contattata dopo aver parlato col suo anziano padre".
Ai tempi della scomparsa di Cristina Golinucci l’uomo frequentava le aree boschive intorno al Comune di Mercato Saraceno e in più occasioni avrebbe fatto un particolare incontro: "Gli capitava – ha riportato Iannuccelli, citando la testimonianza ricevuta – di incontrare un frate che arrivava in auto insieme a un ragazza, toglieva la tunica e si avviava mano nella mano con lei verso il bosco. Il fatto avrebbe colpito il testimone involontario che peraltro poco tempo dopo si sarebbe sentito dire da un amico di non tornare in quella zona perché c’erano due sacchi neri dai quali proveniva un odore terribile, della cui presenza aveva avvisato i carabinieri".
Informazioni che potrebbero valere nuovi approfondimenti giudiziari? È quello che spera mamma Marisa, alle prese con l’imminente udienza che potrebbe decretare la chiusura delle indagini: "Devo andare in tribunale il 26 settembre e se le cose andassero male, sarebbe la decima volta in cui il caso viene archiviato. Ogni volta un colpo durissimo. Ma fino a quando sarò viva, non mi arrenderò. Lo devo a Cristina".
Nel frattempo Iannuccelli ha chiesto un rinvio dell’udienza, per approfondire. "Nelle intercettazioni di cui disponiamo – ha chiarito –, si sente Emanuel Boke, per anni sospettato di essere coinvolto nella vicenda ma mai indagato e poi diventato irreperibile, raccontare di avere visto Cristina litigare con tal padre Renato, Domenico Nigi, che dopo essere stato per diciotto anni al convento dei Cappuccini di Cesena, nel 1993, poco dopo la scomparsa di Cristina, andò a Faenza. Quel religioso, morto nel 2016, conosceva e frequentava la zona di Mercato Saraceno. Boke non è mai stato indagato, a questo punto che almeno ora lo si cerchi come testimone".