Cesena, 27 luglio 2024 – È uno degli alimenti più desiderati quando il termometro schizza verso l’alto, ma quest’anno, più che sui gusti di tendenza, la discussione si concentra su un unico tasto dolente: il cosiddetto ‘caro coppetta’. Che sia artigianale o industriale, il gelato continua infatti a registrare aumenti da capogiro: a confermarlo è l’ultima rilevazione del Crc (Centro di ricerca sui consumi), che ha elaborato i dati pubblicati dall’osservatorio del ministero delle Imprese e del made in Italy.
Dallo studio, nel quale si mettono a confronto i prezzi attuali del gelato industriale in vaschetta da 1 chilo con quelli del 2021, è emerso un rincaro pari a circa il 30% in tre anni (da 4,52 euro a 5,86 euro/kg). E sul podio del gelato più caro del Belpaese si piazza Forlì, città in cui il prezzo medio di una vaschetta industriale (venduta, dunque, nei supermercati e discount) è di 8,28 euro al chilo: quasi 3 euro in più rispetto alla media nazionale. Quanto ai gelati artigianali, i prezzi variano dai 20 ai 28 euro al chilo (tra +20% e +30% rispetto al 2021): per un cono piccolo si spendono in media 2,70 euro e alcune gelaterie, nei centri storici delle città turistiche, praticano prezzi non inferiori a 5 euro.
Abbiamo chiesto, dunque, a Daniele Bazzocchi – direttore di una delle aziende produttrici di gelato industriale più importanti del territorio, la Centrale del latte di Cesena – di spiegare le ragioni di tali rincari: “I prezzi delle materie prime hanno subito una forte impennata già nel 2022, in coincidenza con la ripresa dei consumi post-Covid – esordisce Bazzocchi – Al caro degli ingredienti come zucchero, latte e latticini, cacao e carruba, ha fatto seguito l’aumento sia dei costi energetici, sia dei materiali di confezionamento e imballaggio. Per produrre gelato è necessario disporre di impianti di produzione fortemente energivori, poiché è necessario raffreddare fino a temperature di congelamento un prodotto che è stato precedentemente pastorizzato a temperature oltre gli 80°C. A ciò si aggiungono le celle di conservazione, che devono avere soglie minime non inferiori a -23 gradi: ciò ha provocato un aumento notevole dei costi di produzione, riversati inevitabilmente sui prezzi di vendita”.
Malgrado i rincari, il gelato industriale sta registrando un boom di vendite: il successo, dicono gli esperti, è stato innescato dalla pandemia, che ha costretto i consumatori ad acquistare il prodotto al supermercato durante il periodo di chiusura forzata dei pubblici esercizi. In questo modo, i patiti del gelato hanno avuto l’opportunità di realizzare che, in alcuni casi, la variante industriale non ha nulla da invidiare al manufatto artigianale. “Il gelato di Centrale del latte di Cesena è prodotto con latte fresco di alta qualità locale, panna fresca e zucchero italiano – conferma Bazzocchi - ha una straordinaria cremosità che il consumatore assimila a quella del gelato artigianale. I gusti, poi, sono ricercati, e il prezzo d’acquisto al chilo resta comunque assai più conveniente rispetto a quello del gelato artigianale: ciò spinge il consumatore, in un momento storico di grande incertezza economica come quello attuale, a preferire il gelato industriale a quello artigianale”.