LUCA BERTACCINI
Cronaca

Fiere, terremoto tra i soci a Forlì: "Vogliono soltanto svenderci"

La Camera di Commercio mette in vendita la sua quota: "Bisogna aggregarsi". Il sindaco sbotta .

La Camera di Commercio mette in vendita la sua quota: "Bisogna aggregarsi". Il sindaco sbotta .

La Camera di Commercio mette in vendita la sua quota: "Bisogna aggregarsi". Il sindaco sbotta .

Il 2024 si è chiuso con la decisione della Camera di Commercio della Romagna di uscire dalla compagine societaria della Fiera di Forlì. "Dov’è la sorpresa? La decisione era nota da tempo", sintetizza Carlo Battistini, presidente dell’ente camerale, che metterà sul piatto il suo 27,50% delle quote. Battistini dice il vero, perché la strategia della Camera di Commercio era stata esplicitata mesi fa agli altri soci: o si procede con l’aggregazione della Fiera di Forlì con una o più realtà vicine (Cesena o Rimini, entrambe ben più solide economicamente della società forlivese) o adios amigos.

Una strategia condivisa dal Comune di Forlì, che con il 78% guida Livia Tellus Romagna Holding. Quest’ultima è socio di maggioranza della Fiera di Forlì con il 31,20% delle quote; l’altro peso massimo è la Fondazione Cassa dei Risparmi di Forlì (27,50%). Il presidente Battistini non ci gira attorno: "Nulla è stato fatto nel 2024 per procedere con l’aggregazione delle fiere, a dispetto di quanto dichiarato dagli altri soci. Si sono tenuti soltanto alcuni incontri, che però non hanno portato a nulla di concreto".

Il Comune di Forlì, per bocca del suo assessore al bilancio, Vittorio Cicognani, aveva confermato mesi fa che anche il municipio intendeva lavorare sull’ipotesi aggregazione. Tutto, come detto, è rimasto sulla carta. Il sindaco di Forlì, Gian Luca Zattini, critica aspramente la decisione. "Mai si era vista una scelta simile da parte di una Camera di Commercio. Non vorrei che dietro tale decisione ci sia la volontà di ‘svendere’ la Fiera di Forlì".

E qui si apre l’ennesimo capitolo di campanili, rivalità territoriali e faide fra vicini di casa. Perché Battistini è stato vicesindaco a Cesena e perché la giunta camerale è composta da rappresentanti di tutti i territori (riminesi inclusi). Quindi il sospetto dei forlivesi è che si voglia cedere la Fiera cittadina a prezzo di saldo a Cesena o Rimini, che ne farebbero la loro succursale.

Il direttore di Ascom Forlì, Alberto Zattini, è tranchant: "Nella decisione di vendere le quote c’è una grossa responsabilità delle associazioni di categoria, che fanno parte della giunta camerale (per Confcommercio c’è un rappresentante di Rimini, ndr). Così facendo si impoverirà il territorio forlivese, visto l’indotto che la Fiera garantisce".

C’è poi da considerare la ‘legge Madia’: prevede che gli enti pubblici debbano dismettere le quote di società partecipate che, dopo qualche anno, non raggiungono un milione di euro di fatturato. Senza liquidità, si può arrivare alla chiusura. E la Fiera di Forlì potrebbe ricadere in questa fattispecie. Ergo: l’aggregazione sarebbe inevitabile.

Nell’immediato verrà nominato un perito per valutare il 27,50% di quote della Camera di Commercio, che potrebbe essere acquistato, con relativo esborso economico, dagli altri soci. Dal punto di vista delle iniziative in programma, il presidente della Fiera, Valerio Roccalbegni, conferma che "sono state pianificate tutte o quasi le attività per il 2025, inclusa una manifestazione di valenza internazionale, che sveleremo prossimamente". Basterà a salvare Forlì?