Cesena, 20 giugno 2018 - La mannaia scatta verso le 16, l’Agenzia delle Entrate attraverso una ‘pec’ boccia la proposta di accordo del Cesena per la rateizzazione del debito fiscale (32 milioni) e la rateizzazione in vent’anni. Venti pagine di motivazione, il nodo centrale di un ‘no’ che la società non si aspettava assolutamente punta sulle garanzie per le rate: un milione annuo per vent’anni. Soprattutto per il primo quinquennio. Un colpo letale, era l’ultimo ma più importante e corposo step del piano di ristrutturazione del debito (dopo aver trovato accordo con gli altri creditori e il sì del tribunale) per iscriversi alla B e continuare a vivere dopo la salvezza ottenuta sul campo. Il Cesena è a un soffio dal fallimento, 78 anni di storia e gloria (13 anni di A, una partecipazione all’Uefa, secondo pubblico in cadetteria, oltre 9mila abbonati) sono a un passo dal diventare ricordi (FOTO).
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Il direttore finanziario Christian Dionigi ha annunciato che la società non si arrende, anche se sarà durissima, tempi compresi. «Cercheremo di trovare una fideiussione che possa garantire i nostri pagamenti per i primi tre o cinque anni poi presenteremo una nuova proposta. Se facciamo molto in fretta possiamo riuscirci». Ma il patron Giorgio Lugaresi, fino a poche ore prima più che fiducioso di poter vincere anche questo campionato, alle 16,51 aveva spedito una lunga lettera via mail, intitolata ‘suicidio’: tragica, di accuse e scuse. L’inizio è agghiacciante: «Quando leggerete questo scritto io sarò morto». Ieri dopo le 17 nella sede bianconera sono arrivate due pattuglie della Guardia di Finanza che poi si sono recate a casa del patron per sincerarsi come stesse. «Non essere riuscito a salvare il Cesena – attacca Lugaresi– per me è una sconfitta insopportabile. Molte persone a me care resteranno senza lavoro. Ho rovinato la mia famiglia, ogni mio bene verrà messo all’asta. Voglio ringraziare tutti coloro che hanno lavorato nel Cesena calcio. Ero certo che con la ristrutturazione del debito ci saremmo messi a posto per sempre».
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Chiede scusa ai soci, ai suoi compagni di avventura: «Mi scuso per gli errori commessi e per il fatto che non sono riuscito a contenere a sufficienza i conti di gestione. Per fortuna sono sempre stati al corrente di tutto. Abbiamo dato il massimo, reggere dal 2012 a oggni ed essere anche andati in A è un vanto. Ma da soli non potevamo bastare». Infatti ringrazia qualche imprenditore che ha supportato la società ma lamenta l’appoggio di grandi aziende come Technogym e Amadori. «A Nerio Alessandri auguro ogni fortuna ma non ha mai voluto far nulla pe r il Cesena». Sia chiaro gli imprenditori non sono obbligati a entrare nel calcio ma il patron ci contava come sperava in un maggiore coinvolgimento del sindaco Lucchi chiamato in causa. Si rivolge pure agli ultras: «Mi hanno sempre criticato, senza Cesena spariscono anche loro». Il no dell’Erario non l’aveva messo in preventivo: «Incomprensibile, l’accordo è partito da loro, ci hanno fatto lavorare per mesi con serietà e speranza». La città è sotto shock; il Cesena è una costola di Cesena, è nel dna e ora si rischia si restare senza importantissimi globuli bianconeri.