Il passato non si dimentica. Nemmeno le vittorie. Nemmeno le imprese che hanno segnato la storia, sia del Cesena, sia del curriculum personale che ha contribuito a plasmare l’immagine di un allenatore. Pierpaolo Bisoli ieri sera è tornato all’Orogel Stadium Dino Manuzzi, sedendosi peraltro in quella che era stata a lungo la sua panchina, dal momento che il ‘trasferimento dell’entourage bianconero sul lato vicino alla Curva Mare, è solo storia recente. E ad aspettarlo ha trovato quei tifosi che lo portano ancora nel cuore. "Li ringrazio per il loro affetto. Sono entrato in campo dieci minuti prima dell’inzio della gara e ho visto lo spettacolo dello stadio, ma non lo ho fatto per quello. E’ il modo col quale mi preparo all’incontro".
L’incontro, appunto. Il tecnico emiliano non ha peli sulla lingua: "Se non fossimo rimasti in dieci, avremmo vinto la partita. Abbiamo preso una traversa e non abbiamo rischiato niente. Ho trovato il Modena che voglio, una squadra che gioca a calcio, palla a terra". In ogni caso per i gialloblù non è stato facile. "E’ stata una bella gara, con pochi falli. A maggior ragione dico che mi dispiace per Berti: lo conosco, abita vicino a mio figlio. Caldara non ha commesso un fallo volontario, è arrivato in ritardo, nello spogliatoio piangeva. Speriamo che Tommaso non si sia fatto male. Siamo rimasti in dieci, ma abbiamo comunque continuato a giocare. E dire che siamo ancora indietro di condizione: ci mancano ancora otto o nove partite per arrivare al meglio. Abbiamo pagato care le ingenuità. Quella sul rigore, per esempio: il giocatore del Cesena (Mangraviti, ndr) è stato scaltro, ha cercato il fallo di mano. Non lo critico, ha avuto ragione. Come ho visto i romagnoli? Hanno giocato una buona gara, anche perché noi siamo riusciti a togliergli tante delle armi che avevano usato nelle prime gare".