di Andrea Alessandrini
Irruzione domenicale dei ladri, probabilmente il pomeriggio, oppure la sera e tutto il tempo per rubare: vengono sottratti quattro pc dalle aule. È avvenuto lo scorso week-end nella scuola primaria di Macerone in via Olof Palme, con otto classi per 130 scolari, che afferisce al Circolo didattico Cesena 4. La dirigente è Emanuela Palmieri che ha denunciato il furto alle forze dell’ordine. I computer nelle aule sono molto utili per la didattica, perché come spiegano le maestre, favoriscono la cosiddetta lim, la lavagna interattiva multimediale, risorsa fondamentale per i doccenti. Quegli stessi computer di proprietà della scuola sono stati addirittura indispensabili durante la dad, la didattica a distanza sdoganata durante la lunga traverstaa con la pandemia.
Il lunedì mattina i primi ad accorgersi delle cattedre senza pc sono stati i collaboratori scolastici che hanno avvertito gli insegnanti, con tutto lo sconcerto e il dolore del caso, anche perché rubare i pc per la scuola dei bambini – oltre che criminale – è anche un atto miserabile.
Ma ecco che in luogo dello sconforto, della rabbia e della rassegnazione è intervenuta una molla diversa per trasformare in un’opportunità la triste disavventura. Merito delle maestre e soprattutto degli scolari.
"Abbiamo parlato dell’accaduto con i nostri banmini in classe - spiegano le insegnanti Alessia De Pasquale e Erica Zannoni, che parlano per tutte – spiegando l’accaduto e provando a coinvolgerli in una riflessione che potesse dar luogo alla loro creatività. E così gli scolari hanno scritto delle frasi che sono state raccolte facendo scaturire l’esigenza di condividerle, perché abbiamo appurato come sia venuta fuori tutta la bellezza dell’animo dei nostri bambini".
Ciò che colpisce nelle frasi scritte dai bambini che pubblichiamo nell’articolo sotto, è che non compaiono rancore e rabbia, ma solo sconcerto, incredulità e profonda tristezza. La domanda di fondo è: ma come è possibile che si possa rubare in una scuola dove ci sono bambini che imparano?
Ma si trattava di far circolare oltre la scuola il frutto dell’introspezione dei bambini, ed ecco la chiusura del cerchio. Le insegnanti, di concerto con la dirigente scolastica, hanno deciso di inviarle al giornale della loro città, il Resto del Carlino, affinché fossero pubblicate e tutti i lettori potessero condividere i loro pensieri, inclusi – non si sa mai - gli stessi ladri che al cospetto delle implacabili parole dell’innocenza potessero subire una pena ancora superiore ai quella prevista dalle leggi: diventare rossi per la vergogna. E magari redimersi, trovando il modo di restituire il maltolto.