di Annamaria Senni
"Chiara Bolognesi e Cristina Golinucci si conoscevano e hanno lavorato assieme". Nuove testimonianze fanno luce su un passato ancora troppo oscurato da ombre. Umberto Gaggi, uno dei fondatori di Avo, l’associazione volontari ospedalieri di cui Chiara e Cristina facevano parte, ha raccontato mercoledì sera alla trasmissione ’Chi l’ha visto?’ che le due giovani donne scomparse a Cesena trent’anni fa si conoscevano. "Hanno partecipato allo stesso corso all’Avo - spiega Gaggi nel servizio della giornalista Chiara Cazzaniga - e hanno lavorato assieme, in coppia, al reparto ospedaliero di geriatria".
Due ragazze, Chiara e Cristina, che frequentavano la stessa scuola, la stessa parrocchia, la stessa associazione di volontariato. Due ragazze scomparse a poca distanza di tempo e di luogo. Nell’autunno del 1992. Due casi distinti e distanti tra loro per la procura che, dopo trent’anni dai fatti, ha aperto due diversi fascicoli per omicidio a carico di ignoti. E se invece i due casi fossero collegati e uniti? Una delle ipotesi al vaglio degli inquirenti è che le due giovani siano state uccise dallo stesso uomo. Un uomo che conoscevano entrambe, perché frequentava gli stessi ambienti religiosi, la parrocchia e il coro dell’Osservanza e l’Avo. Cristina andava a casa di quell’uomo a Ponte Abbadesse a fare volontariato (così era scritto nel suo diario), e forse anche Chiara era stata lì. Quell’uomo oggi 60enne, e tuttora attivo nell’ambito cattolico, negli stessi anni avrebbe molestato e violentato altre due giovani donne. Gli inquirenti raccolsero le loro testimonianze nel 2010, ma non è mai stato denunciato, indagato, nè interrogato.
Il fatto che Chiara e Cristina si conoscessero porta alla luce un elemento mai emerso fino ad ora, che rafforza ulteriormente il legame tra i casi delle due ragazze scomparse. Sembra sempre più fondato il sospetto che l’omicida delle due giovani donne sia lo stesso. "Mia figlia si è fidata di un lupo vestito da agnello - si è lasciata andare in uno sfogo in trasmissione la madre di Cristina Golinucci -. Io voglio la vera verità, non potete immaginare quanto abbiamo corso dietro alla giustizia all’epoca". Il nome di quell’uomo, sospettato per la morte della figlia, mamma Marisa lo conosce dal 2010, da quando una donna la avvicinò per raccontarle degli abusi sessuali subiti dalla propria figlia.
In trasmissione è stato sentito anche il portavoce della diocesi di Cesena Francesco Zanotti, che ha dichiarato che "con la riapertura delle indagini che paventano anche l’ombra degli abusi, la diocesi ribadisce la forte vicinanza e solidarietà alle persone coinvolte e alle loro famiglie e l’auspicio è che si arrivi quanto prima alla verità. La diocesi invita chiunque possa essere in possesso di informazioni utili alle indagini a ’parlare’". "Mi fa piacere che la diocesi sia vicina al mio dolore - ha detto Marisa - però devono aiutarmi a capire se nella loro cerchia c’è qualche ’mela marcia’, solo così troveremo la verità. Chi fino a questo momento ha coperto qualcuno, ora deve parlare".