A Cesenatico 250 giovani hanno partecipato a ’Il Capitolo’, l’evento nazionale della Fondazione Exodus Onlus di don Antonio Mazzi, che è andata in scena all’EuroCamp.
Nella grande struttura sul lungomare di Ponente, si sono vissute tre giornate di festa e condivisione, con la partecipazione dei ragazzi accolti dalla fondazione, degli educatori e dei volontari. È stata l’occasione per discutere e affrontare le tematiche dei disagi giovanili e quali passi è necessario compiere al fine di risolverli. Sono stati gli stessi giovani, i volontari e gli amici della realtà fondata a Milano, a dare vita alla 33ª edizione del Capitolo di Exodus sul tema ’Perdersi per ritrovarsi’.
Don Mazzi, 93 anni portati benissimo, ha parlato con il cuore in mano e senza fronzoli: "Dopo l’edizione 2019 organizzata nella sede del Parco Lambro a Milano, erano quattro anni che non ci vedevamo e non ci guardiamo negli occhi, mi mancavano questi momenti, dentro sono commosso". Il religioso si è rivolto anche a coloro che sono entrati da poco in questo cammino: "Alcuni ragazzi sono arrivati pochi giorni fa e sono ancora qua, non sono scappati e sono felice di incontrarli, perchè il nostro percorso è efficace solo se scelto con la libertà. Il tema ’Perdersi per ritrovarsi’ è stato scelto perchè a volte crediamo di sapere quale sia la strada giusta, oppure sono altri ad averla segnata per noi. Tuttavia è quando ci perdiamo e attraversiamo strade impensate, che ritroviamo davvero noi stessi. La cosa più importante è che il cammino sia fatto in condivisione, che si conservi la capacità di stupirsi di incontri, frammenti, persone, e anche di scarti".
Il capitano della Compagnia dei carabinieri di Cesenatico Flavio Annunziata e il tenente Davide Rossitto, hanno dato un significato importante all’evento con le loro parole e le rispettive testimonianze sentite ma sempre lucide: "Questa è una bellissima iniziativa, abbiamo incontrato tanti ragazzi che hanno sbagliato, ma non c’è limite al bene che si può fare".
Molto interessante anche la testimonianza di Gherardo Colombo, ex magistrato e pubblico ministero presso la Procura della Repubblica di Milano negli anni dell’operazione Mani pulite: "Il mio lavoro consisteva nel capire se qualcuno dovesse andare in carcere oppure no, ma ora penso che il carcere vada abolito. Questo non significa che chi sbaglia non debba avere una giusta pena, ma che il carcere non è necessariamente la soluzione, pensavo educasse mandare in carcere le persone, invece mi sono reso conto che non è vero".