GIACOMO MASCELLANI
Cronaca

Dolcesalato, ricorso respinto. Il bar pasticceria resta chiuso

Il provvedimento era stato adottato per il locale di Cesenatico dopo le indagini sulle infiltrazioni mafiose in Emilia-Romagna

Dolcesalato, ricorso respinto. Il bar pasticceria resta chiuso

Il bar pasticceria Dolcesalato

Cesenatico, 1 dicembre 2024 – Il Tar dell’Emilia-Romagna ha rigettato il ricorso del titolare del bar pasticceria Dolcesalato di Cesenatico contro un’interdittiva antimafia adottata dal prefetto Rinaldo Argentieri nel dicembre di un anno fa. Secondo i giudici del Tribunale Amministrativo Regionale deve rimanere dunque valido il provvedimento prefettizio e di conseguenza anche l’ordinanza di chiusura, messa in atto dalla revoca della licenza di esercizio da parte del Comune di Cesenatico. I due provvedimenti sono stati adottati sulla base delle risultanze di una complessa attività istruttoria condotta dal Gruppo interforze antimafia operativo all’interno della Prefettura, nell’ambito della quale sono emersi tentativi di infiltrazione da parte della criminalità organizzata nei confronti dell’impresa in questione. Il bar pasticceria situato in piazza Comandini nel centro di Cesenatico era stato chiuso all’inizio della scorsa primavera nell’ambito dei procedimenti giudiziari relativi alle indagini sulle infiltrazioni mafiose in Emilia-Romagna. La misura di interdittiva era stata comunicata dalla Prefettura ai primi di dicembre 2023. Il titolare dell’attività fece ricorso al Tar dell’Emilia-Romagna, che si è espresso, la Prefettura nel frattempo aveva già avviato l’iter per la chiusura.

Con il termine tecnico della "interdittiva" si intende che la società titolare dell’attività è esclusa dal rinnovo della licenza e dalla possibilità di avere altri rapporti con la pubblica amministrazione, come appalti, autorizzazioni, finanziamenti pubblici e rapporti contrattuali. Il prefetto ha fatto la sua scelta e gli uffici del Comune di Cesenatico hanno disposto la chiusuraa eseguita tra la fine marzo e i primi di aprile. La sentenza del Tar è l’ultimo atto sul territorio dell’operazione "Radici", che portò alla scoperta di un tentacolo della ‘Ndrangheta calabrese, che si era insediato in riviera. A scoprirlo furono gli uomini della Guardia di Finanza. Tra i malavitosi finiti nella rete dell’operazione "Radici" c’era un uomo oggi 53enne, nato a Bologna e ufficialmente residente a Cesenatico, che era stato fermato per i reati di estorsione, minacce, intermediazione illecita, sfruttamento del lavoro e agevolazione di organizzazioni mafiose. Secondo le indagini condotte dalle Fiamme Gialle l’uomo, che risultava essere il rappresentante legale di alcune imprese di pulizie, in realtà sarebbe legato al clan dei Piromalli. Nella sua abitazione i finanzieri sequestrarono 100mila euro in contanti e orologi di valore. Le indagini presero spunto nel 2018, quando in riviera era stata notata la presenza di alcuni imprenditori calabresi, i quali avevano acquistato aziende importanti. A Cesenatico i riflettori si accesero su di un ristorante in viale Carducci, un albergo in centro, un bar pasticceria, un bar nella zona di Ponente, un pubblico esercizio e altre attività. Dietro questi affari c’era Francesco Patamia, oggi 37 anni, il quale assieme ai soci condusse le trattative per acquisire le attività tramite la FP Group, una società con sede a Milano. Patamia poi si trasferì altrove e lasciò sul posto un suo uomo di fiducia, appunto il 53enne residente a Cesenatico. Le indagini della Guardia di Finanza, partite dalla Tenenza di Cesenatico, hanno consentito di collocare queste compravendite ed i movimenti strani nell’acquisto e nelle cessioni delle aziende