Michele de Pascale ha un legame particolare con Cesena. Originario di Cervia, è nato al Bufalini, ha frequentato il liceo scientifico Righi ed in città ha iniziato la sua attività politica assieme a Enzo Lattuca. Dalla poltrona di presidente della Regione Emilia-Romagna si ritrova ora a gestire importanti partite per Cesena.
Presidente, il governo ha sbloccato i fondi Inail per il nuovo Bufalini. Ma i costi per l’ospedale lievitano di continuo. La Regione manterrà il suo impegno o si allungheranno ancora i tempi?
"Confermo l’impegno della Regione. I fondi Inail coprono le risorse necessarie per avviare l’Iter. Il nuovo Bufalini resta il progetto più importante dell’Ausl Romagna per i prossimi cinque anni. E per la sanità regionale è una punta di diamante, il progetto più innovativo. La Regione farà la sua parte fino in fondo: speriamo che il Natale 2025 ci porti il regalo dell’avvio dei lavori. L’obiettivo è portare a termine l’opera il prima possibile".
Però lei ha polemizzato col governo denunciando un calo dei fondi sanitari.
"Mi hanno colpito molto le parole del presidente del consiglio Meloni secondo la quale le risorse sanitarie sono aumentate. E’ una narrazione completamente falsa. In tutto il mondo le spese sanitarie si calcolano in rapporto al Pil: la realtà è che la percentuale stanziata è calata. Ma poniamo che siano aumentate: come si spiegano la percezione generale di un peggioramento della sanità italiana? Se si nega il problema, non lo si risolve. Sarebbe già positivo se ci fosse l’ammissione che le spese non sono aumentate perché non ci sono i soldi...".
Intanto in Emilia-Romagna si parla di fallimento dei Cau, i centri emergenza urgenza che dovevano sgravare il lavoro dei Pronto soccorso.
"Il termine Cau copre cose diverse. A Cesenatico e Cervia, ad esempio, il Cau è stata l’alternativa alla chiusura dei punti di primo intervento. I Cau accanto ai Ps in qualche città funzionano, in altre no. Terzo caso: i Cau sul territorio, che devono essere messi a sistema con i medici di medicina generale. Il nostro obiettivo dei primi sei mesi è una riforma per tenere insieme i diversi aspetti. Partendo però dalla messa in sicurezza dei Pronto soccorso. C’è carenza di medici specializzati, dunque vanno utilizzati dove sono davvero necessari e non dispersi.
Bonaccini qualche anno fa non inserì l’E45 fra le infrastrutture prioritarie per la Regione. La chiusura del Puleto rivelò che invece era un’emergenza. Lei come considera l’E45?
"E’ una priorità serissima e lo dico da ravennate che la percorre ogni giorno e conosce bene i problemi. Sono stati fatti passi avanti, ad esempio il raccordo E45- SS 16 già finanziato, ma con Anas l’interlocuzione è sempre difficile e i tempi lunghi. Serve un atteggiamento ‘muscolare’ della Regione e un rapporto costruttivo con il governo".
L’idea di una Provincia unica Romagna è tramontata?
"Con l’assetto attuale delle province non è più d’attualità. D’altra parte gestiamo assieme i servizi più vicini al cittadino: sanità, acqua, rifiuti. Siamo integrati come nessun altro territorio. Occorre invece mettere a sistema i vari ambiti con una legge regionale: identificare un luogo unico di interlocuzione tra gli amministratori romagnoli e la Regione sulle politiche di area vasta".
Ma la Romagna è sottorappresentata a Bologna?
"Contrapporre Emilia e Romagna come due entità monolitiche è un’ottica sbagliata. Anzi, rispetto alle divisioni tra le città emiliane, la Romagna è più forte e non deve aver paura di nessuno. Gli eletti romagnoli poi hanno un grande spirito di unità, fatto da esperienze di area vasta, un valore aggiunto che solo dieci anni fa non c’era".