MARIASOLE PICCHI
Cronaca

Dalla Regione 50mila euro per i profughi

Il primo progetto finanziato è quello di Avsi Cesena, che mira al sostegno della prima accoglienza delle vittime del conflitto

di Mariasole Picchi

Sono arrivati, dalla Regione, i primi 50.000 euro per i progetti di aiuto umanitario ai profughi ucraini. Il primo progetto finanziato vede la Fondazioe Avsi di Cesena impegnata nell’iniziativa dal nome ‘HelpUkraine’, il cui obiettivo è la gestione della prima accoglienza dei profughi, tramite un supporto di tipo materiale e psicologico delle vittime, con un occhio di riguardo per le fasce più vulnerabili della popolazione come donne, bambini e anziani.

Il progetto è co-proposto dall’organizzazione Ferrara Ibo Italia, una onlus di ispirazione cristiana che lavora nel campo della cooperazione internazionale. Altri partner che prendono parte all’iniziativa sono: l’associazione Italia-Ucraina di Bologna, l’Avsi Polska, la Caritas di Lublino in Polonia e l’organizzazione non governativa della città ucraina di kitsman, Dobri Liudi Bukovunu.

Nella zona dell’Ucraina occidentale e nella zona di confine Romania-Ucraina le famiglie con disabili, minori e feriti verrano aiutate con la raccolta di alimenti, prodotti per l’igiene personale e per l’infanzia oltre a farmaci e materiale di primo soccorso. Anche a Lublino e nella zona di confine Polonia-Ucraina è prevista la distribuzione di beni di prima necessità per gli ospiti dei centri di accoglienza, in concomitanza con un supporto psico-sociale per i bambini, che rappresentano la maggioranza dei profughi coinvolti.

"Avsi è una segreteria operativa che lavora in collaborazione con varie realtà territoriali pubbliche e private – spiega il responsabile del progetto ‘HelpUkraine’ all’Avsi di Cesena, Giorgio Capitanio – e si basa su due funzioni: la prima di livello informativo per i cittadini ucraini che arrivano e che necessitano di sistemare, nel minor tempo possibile, le pratiche relative alla documentazione personale e all’accoglienza, la seconda è relativa all’integrazione vera e propria. L’integrazione parte dalla corretta combinazione delle famiglie ospitanti con i profughi, in base alla reale disponibilità delle famiglie italiane".

Poi Capitanio parla di alcune difficoltà oggettive nella messa in atto del percorso di accoglienza: "Spesso i profughi arrivano senza il visto, senza documento di identità e senza libretto sanitario aggiornato, per cui una delle prime cose da fare è far fronte a queste situazioni; poi c’è la questione dei minori– prosegue con tono preoccupato –, infatti arrivano molti bambini con una delega di affido fatta dai genitori in Ucraina, ma che Italia non ha valenza legale e questo porta ad iniziare degli iter burocarici complicati con il tribunale dei minori, che deve svolgere tutti gli accertamenti e validare l’affidamento temporaneo alla famiglia ospitante". Infine il problema della lingua:" Ci occupiamo anche di organizzare corsi per i bimbi, favorendo l’inserimento scolastico e una vita il più possibile normale".