Si appoggia al suo bastone e ringrazia chi non l’ha mai lasciata sola in questa battaglia che dura da troppo tempo, da quando, 31 anni fa, è scomparsa la figlia Cristina Golinucci. È stanca Marisa Degli Angeli ma non si arrende. Ieri mattina al ’Giardino per Cristina’ a Ronta, dove è collocata la panchina rossa in memoria della figlia scomparsa, un centinaio di persone si sono ritrovate per ricordare il compleanno di Cristina, nata 53 anni fa. A fianco di Cristina c’era l’avvocato Barbara Iannuccelli. "Il mio avvocato vuole trovare la verità e mi dà la forza per andare avanti – ha detto Marisa – e io non posso che seguirla. Non è facile per me essere qui oggi ad ascoltare un racconto che sento ormai da 31 anni". La vicenda è stata ripercorsa dalla legale. "Il caso di Cristina Golinucci poteva essere risolto dopo 3 giorni e sono 30 anni che questa mamma continua a chiedere giustizia – ha detto l’avvocato Iannuccelli –. Marisa ha iniziato la sua ricerca al convento dei Frati Cappuccini perché la sua macchina è stata trovata lì. L’unica persona che siamo certi che fosse lì a quell’ora era quel ragazzo di colore". L’avvocato si riferisce a Emanuel Boke che in passato confessò l’omicidio di Cristina e poi ritrattò. "Questa persona è ricercata in Francia dal 2017 per reati di violenza sessuale – continua il legale – ma ci dicono che la Francia oppone degli ostacoli alla nostra richiesta di indagini, ma noi andremo avanti anche su questo fronte".
Le indagini sulla scomparsa di Cristina Golinucci sono state aperte nove volte in 31 anni e a dicembre, dopo la richiesta di archiviazione da parte della procura, il giudice ha concesso una proroga di tre mesi. "Ad aprile del 2022 abbiamo depositato l’istanza di riapertura delle indagini – continua l’avvocato Iannuccelli – e per la prima volta sono state verbalizzate le dichiarazioni di Marisa Degli Angeli, il suo racconto non era mai stato acquisito nel fascicolo. È una vergogna. Una donna che racconta della scomparsa di sua figlia deve essere ascoltata prima". "Abbiamo scoperchiato l’immondezzaio quando abbiamo avuto in mano il fascicolo di Cristina – continua la legale sostenendo che vi siano molte lacune nelle indagini precedenti – ci siamo accorti che mancavano i pezzi fondamentali. Il controllo della macchina di Cristina ad esempio, lasciata al convento il giorno della sua scomparsa non è mai stata fatto, nemmeno per vedere se c’erano delle impronte digitali dentro per risalire a un colpevole".
Ieri mattina era presente anche il vicesindaco Christian Castorri per dare sostegno alla famiglia di Cristina. "Questo caso è una ferita aperta per l’intera comunità – ha detto il vicesindaco – e la riapertura delle indagini è stato un terremoto per Marisa. Per lei dobbiamo arrivare a una verità".
"Siamo certi che qualcuno sa qualcosa che ci può aiutare a scoprire la verità – ha aggiunto Marisa – ma se la verità la coprono non verrà mai fuori. Non dico che la chiesa ha sbagliato, ma certe persone di chiesa hanno coperto. Neanche gli amici di Cristina sono stati tutti leali".
"Omertà, silenzio, mancanza di coraggio contraddistinguono questo caso – ha detto l’avvocato Iannuccelli – ma anche senza lo Stato noi continueremo a cercare". La famiglia di Cristina Golinucci ha recentemente chiesto alla Procura di Forlì di disporre nuove ricerche e scavi nella zona vicina al convento dei Frati Cappuccini dove all’epoca della scomparsa della ragazza c’erano i lavori per la realizzazione di una cisterna. In quell’area sarebbe stato facile far sparire il suo corpo senza destare particolari sospetti.