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L’avvocata Barbara Iannuccelli e Marisa Degli Angeli, madre di Cristina
Cesena, 30 gennaio 2025 – “Ci sono nuove speranze per il caso di Cristina Golinucci, l’incontro con il procuratore della Repubblica di Forlì è stato illuminante e il magistrato si è mostrato molto disponibile con la famiglia di Cristina”. L’avvocato Barbara Iannuccelli, che sostiene la famiglia di Cristina Golinucci, la ragazza scomparsa a Cesena a 21 anni il primo settembre del 1992, ha incontrato questa mattina in Procura a Forlì assieme a Marisa Degli Angeli (madre di Cristina), il nuovo procuratore Enrico Luigi Tito Cieri. La famiglia di Cristina Golinucci, ha spiegato la legale, presenterà una nuova istanza in Procura la prossima settimana per richiedere la riapertura delle indagini. La nuova richiesta per riattivare le indagini, su quello che si sospetta essere un omicidio, spiega la legale, conterrà un’espressa denuncia nei confronti di Emanuel Boke, il ragazzo nigeriano che all’epoca dei fatti era ospite nel convento dei frati Cappuccini, dove sparì Cristina.
Nel corso degli anni il caso è stato riaperto una decina di volte, generando crescente preoccupazione e desiderio di giustizia da parte dei familiari. Boke fu tra i principali indiziati per la scomparsa di Cristina, e nel 1995, quando si trovava in carcere per una condanna per violenza sessuale ai danni di due ragazze cesenati, confessò di aver ammazzato la ragazza. Poi ritrattò tutto. L’obiettivo della famiglia Golinucci è quello di rintracciare Boke che in questo momento si troverebbe in Francia.
“Il nuovo procuratore della Repubblica – ha detto l’avvocata Iannuccelli – ha assicurato che presterà grandissima attenzione alla nuova istanza che depositeremo per arrivare alla verità sulla scomparsa di Cristina”. Secondo l’avvocata Iannuccelli, che dal 2021 si occupa del caso, “manca solo un tassello per scoprire la verità”. Cristina era una buona e brava ragazza, nata, cresciuta ed educata in un ambiente familiare sano e religioso, dentro il quale si respirava l’aria pulita dell’onestà contadina. Cristina, secondo le indagini raccolte dalla legale, sparì tra le 14.20 e le 15 del primo settembre del 1992. Era andata al convento dei frati Cappuccini, dove si doveva incontrare con il suo padre confessore, padre Lino. La ragazza scomparve quel pomeriggio, dopo aver lasciato la sua Cinquecento azzurra nel parcheggio del convento, e l’immaginario collettivo da subito temette il peggio. Le prime immediate ricerche, fuori e dentro al convento, non portarono a niente. E il primo sospettato (poi ce ne saranno altri che piano piano verranno messi da parte) fu Emanuel Boke.
“Abbiamo il Dna di Boke abbiamo le sue impronte digitali – dice la Iannuccelli –. Sappiamo dov’è. Dobbiamo solo verificare il Dna, ma per far questo ci serve un ordine di cattura europeo. Abbiamo trovato un rullino di foto di Boke risalente al 1994 e un suo cappellino di lana da cui è stato estratto il Dna. A Marsiglia fu condannato per violenza sessuale un uomo che diceva di chiamarsi Quist Kwame e che aveva le stesse impronte digitali di Boke. Il nostro obiettivo è poter inserire il Dna di Boke nella banca dati francese per verificare se le due persone coincidono”.