Cesena, 23 settembre 2024 – Confermata, per giovedì prossimo, l’udienza del giudice che dovrà decidere sull’eventuale archiviazione delle indagini per il caso di Cristina Golinucci, la ragazza scomparsa nel 1992 a Cesena.
L’avvocata Barbara Iannuccelli aveva chiesto un rinvio che non è stato accolto dal giudice per le indagini preliminari. Lo scontro frontale tra le due parti contrapposte, solitamente alleate nel processo penale, avverrà dunque giovedì alle 9. A fronteggiarsi sul caso della scomparsa di Cristina Golinucci, saranno il pubblico ministero e la mamma di Cristina, Marisa Degli Angeli, assistita dall’agguerrito team difensivo dell’associazione Penelope. Il ‘punctum dolens’ dello scontro si trascina, purtroppo invariato, da 32 anni, da quando (il primo settembre del 1992) Cristina Golinucci scomparve lasciando la sua 500 azzurra posteggiata nel parcheggio del convento dei frati Cappuccini.
Per la decima volta la procura della Repubblica forlivese ha chiesto al gip l’archiviazione del caso. Un’altra tegola sulla testa di Marisa che ha proposto con i suoi avvocati formale opposizione all’archiviazione. Da qui la comparizione delle due parti all’udienza dinanzi al giudice che interpretando i fatti emersi dalle indagini, buttando via la lente di ingrandimento, dovrà decidere scegliendo tra due opzioni: archiviare ancora una volta il caso, ritenendo che non è possibile riempire il ‘buco nero’ delle indagini, oppure accogliere l’opposizione all’archiviazione, disponendo che le indagini debbano proseguire. Sui fatti emersi negli anni ce ne sono alcuni su cui gli avvocati hanno battuto maggiormente. Esiste un personaggio che parrebbe assumere il ruolo principale nella lista dei sospettabili autori della sparizione di Cristina, entrato da subito e mai uscito dal radar dei ricercati: Emanuel Boke, un giovane africano abituale frequentatore dell’abbazia, presente in loco al momento della scomparsa della ragazza, e per quanto mai indagato nel nostro caso, finito in carcere a Ferrara per violenza sessuale. Durante la detenzione, Boke ha confessato a padre Lino di aver ucciso Cristina, ma in un successivo incontro con il frate, Boke ha sconfessato la propria spontanea confessione.
C’è poi un sorprendente fatto nuovo emerso dopo la richiesta di archiviazione: una nuova pista, che porterebbe comunque all’ambiente del convento. Ai tempi della scomparsa di Cristina Golinucci un uomo avrebbe visto un frate cappuccino (padre Renato, morto nel 2016) che arrivava in auto assieme a una ragazza vicino ai boschi di Montepetra. Il frate toglieva la tunica e si avviava mano nella mano con la giovane verso il bosco. Il testimone poco tempo dopo si sarebbe sentito dire da un amico di non tornare in quella zona perché c’erano due sacchi neri maleodoranti dai quali proveniva un odore terribile. Serviranno nuovi approfondimenti giudiziari? Lo deciderà il giudice all’udienza di giovedì.