ANNAMARIA SENNI
Cronaca

Cristina Golinucci, la madre si oppone all’archiviazione: "Continuate a indagare"

La mamma di Cristina chiede di approfondire le indagini sul sudafricano segnalato anni fa in Francia. Per la procura della Repubblica di Forlì non è stato possibile trovare nuovi elementi d’accusa

Barbara Iannuccelli e Marisa Degli Angeli, madre di Cristina Golinucci

Cesena, 5 luglio 2024 – Mamma Marisa si oppone ancora una volta all’archiviazione delle indagini sulla scomparsa di Cristina Golinucci. Dopo la decima richiesta della Procura di chiudere il caso, puntuale come un orologio svizzero è arrivato l’atto di opposizione all’archiviazione depositato sul tavolo del giudice per le indagini preliminari.

Barbara Iannuccelli e Marisa Degli Angeli, madre di Cristina Golinucci
Barbara Iannuccelli e Marisa Degli Angeli, madre di Cristina Golinucci

"Lo Stato deve una risposta a una madre che cerca la verità – ha detto l’avvocatessa Barbara Iannuccelli che assiste la madre di Cristina, Marisa Degli Angeli -. Abbiamo depositato la nostra opposizione alla seconda richiesta di archiviazione avanzata dalla Procura di Forlì. Non si può chiudere questo caso senza prima aver rintracciato il ragazzo che due anni dopo la scomparsa di Cristina fu messo in carcere per due violenze sessuali su due ragazze cesenati".

"La logica - prosegue Iannuccelli - impone di cercarlo e interrogarlo e non di chiudere e affidarsi al destino. In una società civile lo Stato deve dare risposte a una mamma che cerca la verità su sua figlia da 32 anni. Altrimenti civile non è". La legale chiede anche di rintracciare l’uomo (forse un frate?) che sarebbe stato visto litigare con Cristina davanti al convento il giorno della sua scomparsa.

Le indagini, a carico di ignoti, non sono state in grado di stabilire cosa sia successo a Cristina quel primo settembre di 32 anni fa, quando lasciò la sua fiat 500 di colore blu nel parcheggio del convento dei Cappuccini, per recarsi ad un appuntamento con il suo padre confessore, appuntamento a cui non si è mai presentata. Le investigazioni sono state riaperte l’ultima volta a maggio del 2022 su impulso dell’avvocata Barbara Iannuccelli che ha riportato all’attenzione degli inquirenti alcuni passaggi che in passato non erano stati considerati. Ma non si sono trovate prove a carico dei tre principali sospettati della scomparsa di Cristina. Primo fra tutti proprio Emanuel Boke che ha fatto perdere le sue tracce in Francia dopo essere stato in carcere per violenza sessuale. Boke confessò a padre Lino l’omicidio di Cristina, per poi ritrattare. Fuggito in Francia dopo aver scontato quasi 5 anni di carcere per delle violenze sessuali, non è mai stato rintracciato dalle autorità che lo cercano dal 2017. La ricerca è a carico di una persona con nome diverso, che ha le stesse impronte digitali di Emanuel Boke e anche la stessa età anagrafica di Boke. Il sospetto è che una volta arrivato in Francia abbia cambiato nome e identità. I difensori dei familiari di Cristina Golinucci si sono mossi autonomamente per provare a rintracciare Boke, ma inutilmente. Le indagini hanno puntato anche su un cesenate di 60 anni che in passato potrebbe essersi reso colpevole di molestie sessuali e risalenti al periodo in cui scomparve Cristina e in cui fu trovata morta Chiara Bolognesi, il cui corpo fu ritrovato nel fiume Savio due mesi dopo la scomparsa di Cristina. Sospetti anche su un infermiere che frequentava il convento dei frati Cappuccini all’epoca della scomparsa di Cristina . Ma ufficialmente non sono mai stati indagati.