Cesena, 29 agosto 2022 - Il primo settembre saranno trent’anni. Trent’anni di silenzi e di attese senza risposte. Trent’anni di dolore per una madre che aspetta ancora di conoscere la verità su sua figlia. Per sua figlia. Il primo settembre del 1992 Cristina Golinucci, che allora aveva 21 anni e abitava a Ronta con la sua famiglia, scomparve mentre si stava recando a un incontro col suo padre spirituale nel convento dei frati Cappuccini di Cesena e da allora di lei si è persa ogni traccia. Le indagini delle forze dell’ordine sono state aperte e chiuse tante volte e col passare degli anni gli investigatori hanno messo in campo dotazioni sempre più tecnologiche da impiegare nelle ricerche, a partire dall’area del convento, che però non hanno mai dato esito. Anche perché fin da subito intorno al caso si è eretto un impenetrabile muro di silenzi da parte di chi – e gli inquirenti hanno più volte ribadito di esserne convinti – forse era a conoscenza di qualche dettaglio in più su ciò che avvenne negli ultimi spostamenti di Cristina, ma non ha trovato la forza per parlare.
Caso Golinucci, nuovo esposto - Cristina Golinucci, a Chi l'ha visto l'incontro tra la madre e il frate
Oggi come allora, a tenere accesa la fiammella della speranza e il sole dei ricordi, c’è Marisa Degli Angeli, la madre di Cristina, che non ha mai smesso di battersi per chiedere giustizia. "Ogni giorno è sempre peggio, ogni giorno c’è sempre più rabbia per una vicenda che continua a restare avvolta nell’ombra. Cosa voglio? La stessa cosa che chiedo da trent’anni: giustizia, intesa come verità per Cristina. Voglio sapere cosa le è successo e fino a quando sarò in vita continuerò a battermi per questo. Per fare in modo che mia figlia non venga dimenticata. L’unico sollievo è rappresentato dal fatto che non sono sola, perché accanto a me ci sono tante persone, a partire da chi voleva bene a Cristina e dall’associazione Penelope, che riunisce i familiari e gli amici delle persone scomparse".
Nei giorni scorsi Marisa Degli Angeli aveva incontrato il sindaco Enzo Lattuca: "Lo ringrazio, perché quando lo vidi, gli chiesi che cosa aveva intenzione di fare in occasione del trentennale della scomparsa di Cristina e lui ha risposto con una serie di iniziative che ho apprezzato molto e che dimostrano la vicinanza della città alla nostra causa. Fatto peraltro che colgo spesso, anche tra persone che magari nemmeno conosco bene. E’ quanto mi è successo per esempio poco tempo fa, quando recandomi nel giardino di Ronta che è stato intitolato a Cristina, ho incontrato un uomo che, di sua iniziativa, aveva cominciato a creare uno spazio ornamentale con fiori e piante. Mi sono commossa e lo ho ringraziato. Lui come risposta si è rimboccato ancora di più le maniche nella cura di quel luogo". In un anniversario nel quale non c’è nulla da festeggiare, mamma Marisa torna a insistere sulla richiesta di aprire ancora una volta il caso. "Ci tengo a ricordare don Ettore, che fino all’anno scorso era il parroco di Ronta e che negli ultimi mesi è venuto a mancare. A ogni primo settembre aveva sempre celebrato una messa per Cristina. L’anno scorso, malato, non era riuscito ad andare in chiesa e per questo mi aveva telefonato, proponendomi di raggiungerlo nel suo studio. Pregammo lì, insieme. Mi diceva che chiedeva sempre a Dio un aiuto per questa vicenda. Lo diceva in dialetto e a volte sorrideva. Ora che è lì, più vicino al Signore, magari riesce a ‘tirargli la giacca’ più forte…".
Marisa non dimentica nessuno, a partire dall’avvocato Carlotta Mattei, che per anni la ha accompagnata nella richiesta di giustizia: "E’ un ottimo legale, ma in tante occasioni per me è stata anche una psicologa speciale oltre che un’amica alla quale resto tanto legata", fino all’avvocato Barbara Iannuccelli, che sta seguendo il caso ora, per conto dell’associazione Penelope: "Lavora con grande impegno, con l’intento di ottenere la riapertura del fascicolo. E’ nata nel 1971, lo stesso anno di Cristina. Magari non è un caso. Magari il momento della verità si sta finalmente avvicinando".