Cristina Golinucci scomparve da Cesena il primo settembre 1992. Lasciò la sua casa nella frazione di Ronta dicendo che si sarebbe recata al convento dei frati Cappuccini per incontrare il suo padre spirituale don Lino e in effetti l’auto della giovane, una Fiat 500, venne ritrovata nel parcheggio sottostante l’edificio religioso all’interno del quale però lei non sarebbe mai entrata. In merito sono state formulate diverse ipotesi, le ultime delle quali risalgono agli anni 2010 e 2011, quando il commissariato di polizia di Cesena tornò a indagare sulla vicenda. L’allora vice questore aggiunto Silvia Gentilini sostenne con fermezza il fatto che a suo avviso Cristina non avesse raggiunto il convento perché nel brevissimo tratto tra il parcheggio e il portone della chiesa avrebbe incontrato una persona, probabilmente da lei conosciuta, che le avrebbe chiesto aiuto, esortandola e salire sulla sua vettura. Per questa ragione le forze dell’ordine reiterarono più volte appelli rivolti ai conoscenti e agli amici della giovane, nella convinzione che qualcuno di loro sapesse qualcosa, invitando dunque a farsi avanti. Non accadde nulla. Non emersero riscontri significativi nemmeno in relazione alle approfondite indagini che venero svolte con l’ausilio di metal detector e georadar in tutta l’area - interna ed esterna - del convento. Durante tutte le giornate che la polizia, sotto la direzione del pm Alessandro Mancini, trascorse a setacciare l’area, Marisa Degli Angeli restò all’esterno del convento, seduta su un muretto, confrontandosi con l’avvocato Carlotta Mattei che ha seguito il caso e sperando. Sperando sempre. Purtroppo fino ad ora invano. L’auspicio è però quello che non sia ancora tempo per la parola ‘fine’. Se davvero dalla conversazione impugnata dall’avvocato Iannuccelli dovessero emergere contraddizioni, l’intera ricostruzione presentata al tempo delle indagini inziali potrebbe essere riscritta. Col rammarico però che nessuna delle parti in causa può essere nuovamente convocata: don Lino è deceduto e di Emanuel Boke si è persa ogni traccia.
Luca Ravaglia