Riparliamo di Covid, anzi di vaccini, quelli sotto al microscopio della professoressa Maria Rita Gismondo, direttrice della struttura di Microbiologia Clinica, Virologia e Diagnostica Bioemergenze dell’Università Luigi Sacco di Milano. L’occasione è la presentazione del suo libro "Il ruggito della pecora nera" in programma oggi alle 16 alla Malatestiana.
Professoressa, perché questo titolo?
"La pecora nera sono io che non mi sono mai piegata al mainstream che accetta passivamente la negazione della scienza, che si fonda sul dubbio. Non è la mia unica battaglia in ambito sanitario ed ospedaliero, vengo da una famiglia siciliana che ha combattuto la mafia. Non abbasso la testa davanti al potere".
Su quali dubbi si è concentrato il suo "ruggito"?
"Sullo schema delle terapie durante la pandemia, in particolare sulla ‘vigile attesa più tachipirina’, su alcuni effetti che avrebbero potuto indurre i vaccini, sull’efficacia degli stessi nella prevenzione dell’infezione. Dubbio poi confermato".
Nessuna condivisione con i no vax?
"No, un medico non può esserlo. Sono stata contraria agli unici due vaccini anticovid che si sono scelti mentre se ne stavano formulando altri già sperimentati secondo una tecnica consolidata negli anni che avrebbe dato una maggiore sicurezza sugli effetti collaterali. Quando si vaccina un così vasto numero di persone si tende al più sicuro".
E quelli non lo sono stati?
"Non li conoscevamo a fondo… Non sono stati adeguatamente sperimentati".
Ma c’era il tempo per farlo? "Non c’era. Ma s’è detto che per utilizzare terapie geniche, come quelle impiegate, occorrevano sperimentazioni per decine di anni. Si dice che quelli Rna utilizzati si eliminano immediatamente ma ci sono studi che ci dicono che in rarissimi casi questi si possono integrare nelle nostre cellule. Non possiamo dire che facciano male o bene, dobbiamo ammettere che non lo sappiamo".
Perché sono stati scelti quei vaccini e non altri?
"C’è chi non ha voluto andare contro il potere istituzionale, ossia il ministro, i presidenti delle società scientifiche, e chi è legato a giochi di business che noi non possiamo neanche ipotizzare poiché sono troppo lontani dalle notizie che ci arrivano". Ma non pensa che il vaccino abbia comunque salvato delle vite?
"Le pandemie di solito durano due o tre anni, poi finiscono. Quanti morti avrebbe fatto senza vaccini? Una riduzione di morti probabilmente c’è stata ma non in tutte le fasce di età, come negli ultra anziani, che sarebbero morti comunque data la loro fragilità, e i bambini che invece ne hanno avuto solo effetti negativi. Il rischio di effetti collaterali deve sempre essere inferiore al rischio di ammalarsi".