RAFFAELLA CANDOLI
Cronaca

"Così si scatenò la caccia alle ’strighe’ maledette"

Sabato al Moderno di Savignano lo spettacolo di Stivalaccio Teatro con Anna De Franceschi tra le quattro artiste perseguitate dalla folla.

Sabato al Moderno di Savignano lo spettacolo di Stivalaccio Teatro con Anna De Franceschi tra le quattro artiste perseguitate dalla folla.

Sabato al Moderno di Savignano lo spettacolo di Stivalaccio Teatro con Anna De Franceschi tra le quattro artiste perseguitate dalla folla.

È il 1518, a Edolo, in Val Camonica. Una tremenda siccità e la diffusione di un morbo che uccide uomini e animali, getta il paese nel caos. Ignoranza e superstizione ne attribuiscono le cause alla stregoneria. È questo drammatico evento, che trova riscontro storico, a dare l’incipit alla vicenda, narrata anche con i toni della leggerezza della Commedia dell’Arte, da Stivalaccio Teatro, che sabato alle 21, con "Strighe maledette", sarà sul palco del CineTeatro Moderno di Savignano. La regia è di Marco Zoppello. Stivalaccio Teatro è stato nominato al Premio Ubu 2024 nella categoria Premi Speciali per il significativo lavoro di rivitalizzazione e reinvenzione della tradizione della commedia dell’arte e delle forme popolari del teatro. Interpreti e protagoniste della vicenda, che rievoca superstizioni, credenze popolari e "caccia alle streghe", quattro eclettiche artiste: Sara Allevi (Donna Laura da Urbino, guaritrice marchigiana), Anna De Franceschi (Orsolina Toni detta Orsolina la Rossa, contadina modenese), Eleonora Marchiori (Maddalena Bradamonte detta la Nasina, meretrice veneziana) e Maria Luisa Zaltron (Aurora de Rubeis, nobildonna). Sì perché al tempo – il fatto è realmente accaduto e noto come i roghi della Valle Camonica, con un numero di vittime assai maggiore -, incolpevoli donne furono ritenute responsabili di sabba col diavolo. Inseguite dal popolo inferocito al grido di "Strighe maledette!" quattro di loro trovano rifugio nella chiesa di San Giovanni il Battista.

Anna De Franceschi, chi è la donna che lei interpreta? "Una popolana, una contadina della campagna modenese realmente esistita e inquisita: Orsolina Toni, detta Orsolina la Rossa, che ha la sventura di avere i capelli rossi, elemento che non depone a suo favore nella mentalità del tempo che associa tale caratteristica a rapporti col demonio. È una donna poco istruita, ma di gran carattere e con forte capacità di imporre la sua visione del mondo".

Che succede dentro le mura della chiesa in cui si sono rifugiate? "Un articolato confronto tra loro: la folla vuole una colpevole e tra le quattro donne dovrà essere individuata la strega, ovvero il capro espiatorio che si sacrifichi per le altre ad ardere sul rogo nella pubblica piazza. Hanno una notte per decidere, ma ciascuna ha le proprie ragioni e sa tenere testa e non confessare all’inquisitore (anche i ruoli maschili sono interpretati dalle stesse attrici ndr)".

Il quadro è di forte carica emotiva. Come può essere trattato con leggerezza? "È il modo caratteristico di Stivalaccio di fare teatro. La ricerca artistica della compagnia riporta in scena maschere e archetipi della Commedia dell’Arte. Al tempo, i commedianti di strada, attraverso novelle, leggende e racconti popolari furono i primi ad introdurre la figura femminile come interprete teatrale, a valorizzarne caratteristiche estetiche e caratteriali. In questo lavoro c’è dapprima lo stupore, l’incredulità delle quattro donne, che stentano a capire cosa stia succedendo e il loro comportamento ha effetti comici".

A portare lo spettatore dentro la storia contribuisce la scenografia. "Essenziale, com’è nel nostro stile, ma originale e duttile: a sviluppo verticale a dare l’idea della catasta di legno pronta per il rogo, ma anche scenario dentro il quale si muovono, cantano, suonano la fisarmonica quelle donne forti, volitive, mai passive, che si prenderanno la loro rivalsa: impugnando le scope di saggina al grido di ‘Io non ho paura’".