Consiglio comunale. Due Pd per la presidenza

Uninimità o voto a maggioranza? L’ipotesi Filippo Rossini non piace al centrodestra, disponibile però a convergere su Enrico Rossi.

Consiglio comunale. Due Pd per la presidenza

Consiglio comunale. Due Pd per la presidenza

Formata la giunta in velocità e senza ostacoli (malgrado la necessità di dover accontentare una maggioranza molto variegata), per il centrosinistra guidato da Enzo Lattuca resta un passaggio cruciale da adempiere: l’elezione del presidente del consiglio comunale. In che modo lo strapotere figlio del clamoroso 65% dei suffragi si condenserà in aula il 2 luglio? Il Pd (che traina ovviamente gli alleati) pare al momento orientato sulla nomina di Filippo Rossini, ma restano in campo le legittime ambizioni di Enrico Rossi, che ha fatto incetta di preferenze (ben 536, terzo tra i Pd dopo Baredi e Plumari, più staccato Rossini con 322). E qui entra in gioco la sponda del centrodestra. Perché al momento della presentazione pubblica della giunta, il sindaco Lattuca si era dichiarato ecumenicamente ben disposto al confronto con la minoranza consiliare, ma una pressante indicazione su Rossini (a quanto pare poco gradito al centrodestra per precedenti screzi in aula) potrebbe vanificare l’auspicato effetto ‘volemose bene’ già al primo giro. E’ chiaramente fuori discussione il diritto del Pd di proporre suoi candidati per la poltrona più alta dell’assise di Palazzo Albornoz, ma una sorta di bon ton istituzionale consiglierebbe di ricercare almeno la convergenza con la minoranza consiliare. Che non fa mistero di preferire la soluzione Rossi: consigliere esperto, al terzo mandato, rappresentativo del territorio e più aperto al dialogo con l’opposizione. Per la vicepresidenza del consiglio, appannaggio del centrodestra, sarebbe già pronta la candidatura di Enrico Sirotti Gaudenzi, che nella precedente legislatura ha giocato agevolmente anche nel ruolo istituzionale di presidente di commissione. Un segnale di svolta rispetto al precedente clima di muro contro muro sarebbe l’elezione all’unanimità del presidente del consiglio comunale. In ogni caso la nomina richiede i due terzi dei voti alle prime due votazioni, mentre alla terza si passa al 50% dei votanti. Saltata la soluzione dell’unanimità, il centrodestra potrebbe allora essere tentato di giocare sulle divisioni interne al centrosinistra, non tanto politiche, quanto di ambizioni personali.

e.che.