La gara con il Cittadella ha messo in evidenza i timori attuali del Cesena contro la sicurezza e la serenità della squadra veneta. Il Cittadella ha già attraversato una fase molto critica e ne è uscita, restando compatta a remare nella stessa direzione. Al Cesena attuale non è bastata la sosta per guarire dallo stato depressivo in cui è caduto dopo le due sconfitte consecutive di Frosinone e Bari, imputate perlopiù alla idiosincrasia bianconera per la trasferta. La vittoria sul Cosenza aveva nascosto la polvere sotto il tappeto, i problemi sono esplosi fragorosamente coi match persi con Juve Stabia, Cremonese e Carrarese. Il pareggio col Cittadella è stato un brodino, si è bloccata la serie di sconfitte ed è un primo risultato, ora servono segnali con la Samp venerdì e poi col Bari al Manuzzi.
Il primo tempo di domenica è stato una prosecuzione del dramma sportivo vissuto a Carrara, con altri interpreti perchè il male psicologico che attanaglia la squadra è abbastanza generalizzato. Lo stato confusionale in cui si sono imbattuti Kargbo e purtroppo anche Berti ha fatto male al popolo del Manuzzi, soprattutto quello della sua mascotte preferita, il ragazzo di Calisese. Per fortuna il secondo tempo è stato di altro spessore a riprova che il problema non è di carattere fisico ma mentale. I bianconeri hanno aggredito fino allo scadere, approfittando anche del calo veneto ed è un segnale positivo, unito a due elementi che possono aiutare: il rientro di Shpendi, seppur ancora in forma approssimativa e 15 giorni di mercato per portare a casa un ’cagnaccio’ da mediana che serve come il pane. La prova di La Gumina è stata confortante, ora serve un ritocco importante in mezzo, costi quel che costi. Infine fischiare all’intervallo peggiora la situazione, la squadra si sostiene fino al novantesimo. Poi magari si contesta.
Daniele Zandoli