Cesena, 19 dicembre 2024 – L’affittacamere di Gambettola nei cui locali la polizia nei giorni scorsi aveva individuato un uomo in possesso di un significativo quantitativo di cocaina e in relazione al quale il gestore della struttura aveva comunicato alla questura un nome diverso da quello reale, dovrà sospendere la sua attività per dieci giorni. Ieri mattina infatti gli agenti del commissariato di Cesena hanno eseguito il provvedimento emesso dal questore Claudio Mastromattei che ha disposto la sospensione della licenza alla struttura ricettiva di Gambettola all’interno della quale i poliziotti della squadra mobile avevano arrestato un ospite trovato in possesso di un ingente quantitativo di stupefacente.
Gli approfondimenti della divisione polizia amministrativa, svolti in stretta connessione con quelli di polizia giudiziaria, avrebbero in effetti permesso di accertare che il nominativo della persona arrestata, così come quelli di altri ospiti, due dei quali pluripregiudicati, non erano stati comunicati alla questura.
L’intervento svolto ha evidenziato quelle che sono state ritenute dagli inquirenti gravi carenze gestionali da parte del titolare il quale, omettendo la registrazione dei clienti, ne avrebbe agevolato le azioni compiute in violazione della legge, rendendo allo stesso tempo difficoltosa l’attività di controllo delle forze di polizia; l’uomo, oltre a essere segnalato alla Procura della Repubblica, sarà dunque costretto a tenere chiusa la struttura per 10 giorni.
Sulla scia di quanto accaduto a Gambettola, saranno svolti in tutto il territorio provinciale servizi di controllo interforze alle strutture ricettive, finalizzati a verificare il rispetto delle disposizioni del Testo Unico delle Leggi di Pubblica Sicurezza, che impongono al gestore di comunicare, in tempi ristretti alla questura, i dati identificativi di tutte le persone ospitate e di verificarne l’identità.
Al riguardo, il dipartimento della pubblica sicurezza ha recentemente chiarito che le procedure, sempre più diffuse, del ‘check-in da remoto’, con invio dei documenti d’identità dell’ospite al gestore in modo telematico (ad esempio tramite posta elettronica o le app dei vari provider gestionali degli affitti brevi) e la disponibilità delle chiavi d’accesso al locale in apposite ‘key boxes’, devono essere necessariamente accompagnate dal riscontro sul posto, a carico del gestore, sull’effettiva identità degli ospiti rispetto ai documenti precedentemente inviati; solo l’identificazione svolta ‘realmente’ all’arrivo, quindi, tiene al riparo il gestore dalla denuncia.