Da ieri Cesena è co-capoluogo di provincia. Lo ha annunciato il sindaco Enzo Lattuca che, insieme alla giunta riunita nella Sala degli Specchi di Palazzo Albornoz, ha mostrato il testo del decreto legge numero 7 del 29 gennaio 2024 pubblicato in Gazzetta Ufficiale e che, nell’ambito delle disposizioni legate all’imminente ‘election day’ dell’8 e 9 giugno, stabilisce pure che da ora in avanti le province con doppio nome (come Forlì-Cesena) avranno due co capoluoghi, della stessa rilevanza. "Non scippiamo niente a nessuno – ha commentato Lattuca – perché questa decisione non avrà ripercussioni su Forlì, ma credo che si tratti di una ‘promozione sul campo’ per il nostro territorio e i nostri cittadini, ai quali dedichiamo questo risultato. Penso al modo in cui ci siamo risollevati dall’alluvione e non solo. Siamo sempre stati attenti alle esigenze del territorio, pronti a dare una mano anche fuori dei confini comunali. E continueremo a farlo, perché questo nuovo titolo, che è tutt’altro che formale, porta con sé, oltre agli onori, anche gli oneri di essere sempre più un punto di riferimento".
E’ poi arrivata una frecciata alle opposizioni: "Avevamo portato in consiglio comunale il nostro intento di seguire questa strada e dagli schieramenti opposti avevamo ricevuto solo critiche. Avevamo scritto a tutti i parlamentari e ci avevano risposto soltanto Andrea Gnassi (Pd) e Marco Croatti (M5s). Eppure la firma su questa disposizione è stata del governo di centro destra, che in queste ore abbiamo ringraziato". Il principale vantaggio citato dal primo cittadino è legato alla possibilità di accedere anche a bandi e finanziamenti che fino ad ora erano preclusi: "Restando agli anni del Pnrr, se fossimo già stati capoluogo, avremmo potuto contare su almeno 13 milioni di euro in più di sostegni per la città. Li avremmo utilizzati per esempio per riqualificare più velocemente l’area della stazione ferroviaria. E se invece fossimo stati capoluogo fin da subito, dal 1992, quando Rimini diventò provincia, staccandosi da Forlì e Cesena, con ogni probabilità in città oggi ci sarebbe ancora il tribunale". Ci saranno conseguenze su vari aspetti, a partire da quelli strettamente amministrativi, particolarmente attuali con le elezioni comunali in vista: "I consiglieri passeranno da 24 a 32 e in quest’ottica dunque verranno modificati anche i criteri legati alla composizione delle liste elettorali: i nomi inseriti non devono essere infatti inferiori ai due terzi dei seggi disponibili". Non ci sono invece disposizioni esplicite che riguardano eventuali potenziamenti degli organici delle forze dell’ordine (la questura, così come la prefettura, resterà unica, con sede a Forlì) anche se l’auspico dell’amministrazione comunale cesenate, anche in vista dell’ormai imminente apertura della nuova caserma dei carabinieri e dei lavori che riguarderanno la futura sede del commissariato di polizia, è che dal Ministero dell’Interno possano arrivare interventi di rafforzamento degli organici. "Non ci saranno invece aumenti degli indennizzi corrisposti agli amministratori – ha chiarito Lattuca – che restano fermi a quelli attuali". L’ultima nota è di valore didattico: le province dell’Emilia Romagna restano nove. Perché Forlì-Cesena è ancora una provincia unica. Con due capoluoghi.