ANNAMARIA SENNI
Cronaca

Caso Golinucci, Cristina scomparsa nel nulla: battaglia contro l’archiviazione, la madre raccoglie 20mila firme

“Non mi arrenderò mai. Voglio trovare le sue ossa e metterle vicine a quelle del papà”. Nel convento dei cappuccini la chiave di tutto, ma dopo 32 anni non c’è una pista

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Marisa Degli Angeli raccoglie le firme contro l’archiviazione dell’inchiesta sulla scomparsa di sua figlia, Cristina Golinucci. Di Cristina (foto sotto) si sono perse le tracce nel 1992. A destra, le ricerche nel convento dei misteri

Cesena, 20 luglio 2024 – Quella di Marisa Degli Angeli, mamma di Cristina Golinucci, è una lotta disperata contro il tempo. E contro l’assassino di sua figlia. Nei giorni scorsi ha dato avvio a una raccolta firme per chiedere che non si proceda all’archiviazione delle indagini sulla scomparsa di Cristina. Sono state raccolte quasi 20mila firme, 300 cartacee e 19.600 online. In poco tempo migliaia di persone hanno aderito alla petizione lanciata dalla famiglia e dall’associazione Penelope. Per appoggiare l’iniziativa e firmare si può accedere alla piattaforma change.org. Questa sera, poi, l’associazione Penelope sarà presente alla festa dell’Unità di Cesena per raccogliere ulteriori adesioni.

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Le indagini sulla scomparsa della 21enne stanno per essere archiviate per la decima volta, ma mamma Marisa non si arrende. “Questa è la mia lotta personale, continuerò a combattere per avere la verità su Cristina. Ci sono piste da approfondire - dice - quello di Cristina è stato un femminicidio. Voglio la verità su mia figlia, andrò avanti, non mi fermerò finché avrò vita. Voglio trovare le sue ossa e metterle accanto a quelle del papà. Cristina era una ragazza solare e allegra, aveva tanti interessi e tanti amici, non aveva motivo di voler morire. Cristina amava aiutare gli altri. Era molto devota, molto religiosa”.

Sono passati 32 anni ma il dolore non passa, perché, dice Marisa, “non si può archiviare il dolore di un genitore”. È ancora appesa a un filo la speranza di far luce sul mistero. Dal pubblico ministero è arrivata la richiesta di archiviazione delle indagini e l’avvocato Barbara Iannuccelli, che sostiene la famiglia, ha presentato una nuova richiesta di opposizione. Tra le nuove indagini fatte dalla polizia giudiziaria ci sono anche i sopralluoghi nel convento dei Frati Cappuccini, dove Cristina aveva lasciato la sua 500 azzurra prima di sparire per sempre, quel primo settembre del 1992. Dalle indagini non sono emersi elementi idonei per l’iscrizione di un potenziale indagato in un procedimento per omicidio che fino ad ora è sempre stato a carico di ignoti. Sarà in ultima analisi il giudice a stabilire se archiviare o proseguire le indagini.

“Anche se il giudice disporrà nuovamente l’archiviazione del procedimento - dice però Marisa - io e i miei legali andremo avanti per scoprire la verità. Perché la verità non si può negare a una mamma”.

Ecco le poche certezze di questo intricato cold case: il pomeriggio della scomparsa, Cristina, allora 21enne, si reca al convento dei frati Cappuccini di Cesena, dove deve vedere il suo padre spirituale, frate Lino. Un appuntamento a cui la ragazza non si è mai presentata. Nel parcheggio del convento viene ritrovata la sua auto e nient’altro. Un’indagine investigativa infinita viene avviata nell’immediatezza della scomparsa. Di Cristina nessun traccia, si cerca ovunque, finché un tuono fragoroso dà una scossa all’inchiesta. È la testimonianza di un ragazzo di colore, Emanuel Boke, che a quei tempi frequentava il convento. Mentre il ragazzo si trova in carcere per un’altra vicenda, confessa di aver ucciso Cristina al padre spirituale della ragazza. Il ragazzo successivamente ritratta e lo spunto investigativo si spegne.

Proprio sulla figura di Emanuel Boke l’associazione Penelope preme affinché l’uomo sia cercato e interrogato. “Abbiamo il dna e le impronte digitali di Boke - dice l’avvocata Iannuccelli - questi elementi sono stati messi in una banca dati ed è emerso che questa persona, anche se con un altro nome, è ricercata in Francia dal 2017 per reati di natura sessuale. È possibile che non si riesca a parlare con questa persona? È una figura fondamentale”.