ANNAMARIA SENNI
Cronaca

Scomparsi, il caso Golinucci a un bivio. "L’assassino può fare ancora male"

In tribunale a Forlì si è tenuta l’udienza di opposizione all’archiviazione. Presente in aula anche la mamma di Cristina, Marisa Degli Angeli. Il giudice per le indagini preliminari De Paoli si è riservato la decisione

Cesena, 13 dicembre 2023 – Un’attesa pesante come un macigno. Un amaro, amarissimo epilogo si prospetta per Marisa Degli Angeli (la mamma di Cristina Golinucci, la 21enne scomparsa a Cesena 31 anni fa) se il giudice Massimo De Paoli deciderà di archiviare il procedimento e chiudere nuovamente il fascicolo per omicidio a carico di ignoti. Ieri mattina in tribunale a Forlì si è tenuta l’udienza di opposizione all’archiviazione sulla richiesta avanzata dal pubblico ministero.

Cristina Golinucci scomparve a Cesena 31 anni fa
Cristina Golinucci scomparve a Cesena 31 anni fa

Un’ora e mezzo di discussione in camera di consiglio, all’esito della quale il giudice si è riservato di decidere. In aula anche Marisa Degli Angeli, accompagnata dagli avvocati Barbara Iannuccelli e Nicodemo Gentile. Sono stati proprio i legali a prendere la parola. La richiesta è stata "di non archiviare il procedimento, di continuare le indagini per almeno altri sei mesi". "Io non mi arrendo – ha detto Marisa alla fine dell’udienza – voglio la verità. Lo stato mi chiede scusa, ma a me le scuse non bastano".

Il fascicolo di indagine è stato aperto nove volte, e nella recente richiesta di archiviazione, avanzata dal pm, si sottolinea che nonostante le indagini ad ampio raggio, l’acquisizione di una mole di atti e gli sforzi profusi non è stato possibile arrivare all’identificazione degli autori del reato. Tre le piste seguite dagli investigatori e ribadite ieri in aula dai legali.

La prima pista seguita, e mai abbandonata, è quella di Emanuel Boke, un ragazzo ospite del convento e già condannato per violenza sessuale ai danni di una ragazza commessa a Cesena nel 1994. Il 1° settembre viveva e lavorava nel convento. "Lui ha confessato l’omicidio di Cristina e poi ha ritrattato – ha ribadito ieri l’avvocata Iannuccelli –, noi pensiamo che le indagini su Boke debbano proseguire. Io penso che Boke sia la persona che la povera Cristina Golinucci ha visto per ultima. Insisto perché non venga accolta la richiesta di archiviazione perché quest’uomo è libero di far del male ad altre donne". Le tracce di Boke si perdono in Francia, dove risulterebbe essere stato coinvolto in altri reati sessuali.

Il secondo filone seguito dagli investigatori ha riguardato un infermiere che all’epoca dei fatti aveva lavorato in un ospedale dove Cristina, nel 1991, aveva fatto volontariato. L’uomo aveva avuto problemi psichici e ai tempi voleva farsi frate. Rintracciato e sentito ha detto di non aver mai conosciuto la vittima. E infine, il terzo uomo, che per molti mesi in città ha avuto i fari puntati, è un 60enne che, all’epoca dei fatti frequentava una parrocchia di Cesena e gli ambienti di volontariato dell’Avo dove gravitava anche Cristina. L’uomo venne accusato in passato da altre due donne di episodi di molestie sessuali. È stato sentito dagli inquirenti, ma a suo carico non sono emerse prove salienti per collegarlo alla sparizione di Cristina, né alla morte di un’altra ragazza, Chiara Bolognesi. Gli avvocati, ieri in aula, hanno chiesto di proseguire le indagini nei confronti di tutti e tre gli uomini.

Le indagini, per far luce sulla scomparsa di Cristina Golinucci, erano state avviate a fine maggio del 2022, quando i legali presentarono un’istanza di ispezione nella zona del convento dei Cappuccini e in particolare in un casolare semidiroccato, dove in trent’anni non si era mai cercato il corpo della povera ragazza. In quel luogo si tornò a cercare (senza esito alcuno) con georadar e cani molecolari a gennaio dello scorso anno, quando fu aperto un altro caso forse collegato alla scomparsa di Cristina, quello della morte della 18enne Chiara Bolognesi. La vicenda di Cristina venne associata al caso di Chiara che sparì a Cesena poco dopo Cristina e fu ritrovata morta un mese dopo nelle acque del fiume Savio il 31 ottobre del 1992. Ieri, giornata nazionale delle persone scomparse, dopo l’udienza, Marisa Degli Angeli ha incontrato il prefetto che ha espresso vicinanza e solidarietà riconoscendo il coraggio e la tenacia del suo impegno in tanti anni nell’associazione Penelope.