
Case Finali, giochi deserti La ’Playstation’ affonda
di Raffaella Candoli
Era l’estate del 2021 e il sindaco Enzo Lattuca inaugurava, nel piazzale Conad antistante via Marino Moretti a Case Finali, ’attrezzature ludiche ed arredi per la riqualificazione del piazzale’: in sostanza quattro installazioni in tubi metallici bianchi, dall’aspetto e dalle dimensioni di casette trasparenti, con qualche altalena e che inglobavano e adattavano sedute in cemento preesistenti. Qualche cesenate ne ha fatto un parallelo con la vituperata da molti, e non sgradita ad altri, pensilina di recente collocazione all’ingresso della sala convegni di Palazzo del Ridotto.
Se quest’ultima è stata giudicata, secondo un gusto estetico prevalente, di discutibile appeal e di nessuna utilità, anche allora la maggioranza delle opinioni della gente si attestò sulla stessa linea di pensiero.
Il sindaco, al taglio del nastro, aveva spiegato che quella architettura urbana era "frutto di una richiesta fatta dai residenti attraverso il progetto Carta bianca del Comune, e che quegli spazi pubblici d’incontro per adulti e minori si chiamano Playstation, come la console di gioco elettronica". Confermava l’architetto Stefano Piraccini, che con la collega di studio Margherita Potente aveva avuto l’incarico della progettazione artistica che la stessa "ha lo scopo di essere un elemento di riconoscibilità di una zona così poco attrattiva dal punto di vista emotivo, per i suoi palazzoni e le villette a schiera, la sfilza di negozi (dalla farmacia al parrucchiere, la banca, il supermercato e la sede del quartiere) da essere comunemente definita Chernobyl".
"Abbiamo immaginato – dichiarava a noi del Carlino, Piraccini -, di calare un piccolo aggregato urbano sul piazzale, per ricreare quella dimensione emotiva di ‘borgo’ che la nuova pianificazione urbanistica è stata incapace di trasmettere. Inoltre, l’assenza di strutture ombreggianti e l’impiego di pavimentazioni dotate di una forte inerzia termica, in estate aumentano notevolmente la temperatura reale e percepita". Insomma, le intenzioni erano buone, ma nella pratica in ogni stagione le casette sono sistematicamente non frequentate e per di più i massi in pietra aggregati alle sedute sono stati giudicati dalla mamme del quartiere Fiorenzuola decisamente pericolose". Di notte, poiché illuminate, possono avere un certo fascino fiabesco. Un lumicino laggiù, lontano! E il cittadino paga.