Il caro-energia mette a rischio micro e piccole imprese pari al 20,6% dell’occupazione del sistema imprenditoriale italiano e territoriale, in altri termini una su cinque. Lo rileva Confartigianato in un rapporto che evidenzia l’impatto sempre più vasto e pesante della folle corsa dei prezzi di gas ed elettricità sulle aziende di 43 settori, non solo di imprese energivore. "Le attività più esposte alla minaccia del lockdown energetico e addirittura della chiusura - afferma il Gruppo di Presidenza Confartigianato Cesena - sono quelle energy intensive: ceramica, vetro, cemento, carta, metallurgia, chimica, raffinazione del petrolio, alimentare, bevande, farmaceutica, gomma e materie plastiche e prodotti in metallo. Ma i rincari dei prezzi dell’energia fanno soffrire anche altri 16 comparti manifatturieri di altro genere in cui spiccano il tessile, la lavorazione del legno, le attività di stampa, la produzione di accumulatori elettrici e di apparecchi per uso domestico, di motori e accessori per auto, la fornitura e gestione di acqua e rifiuti". p A livello territoriale, la regione più esposta ai disastrosi effetti del caro-energia sull’occupazione delle piccole imprese è la Lombardia. Seguono Veneto ed Emilia-Romagna. "Rischiamo un’ecatombe di imprese anche a livello territoriale - prosegue il Gruppo di Presidenza di Confartigianato Cesena -. Servono interventi immediati ma anche altrettanto rapide riforme strutturali per riportare i prezzi dell’energia sotto controllo e scongiurare una crisi senza precedenti. Tra le misure d’emergenza Confartigianato richiede l’azzeramento degli oneri generali di sistema per luce e gas, la proroga e l’ampliamento del credito d’imposta sui costi di elettricità e gas per le imprese non energivore e non gasivore. Inoltre va fissato un tetto europeo al prezzo del gas e va recuperato il gettito calcolato sugli extraprofitti, per non aggravare la situazione del bilancio pubblico".
CronacaCaro energia, a rischio un’impresa su cinque