di Elide Giordani
Ecco un bel modo per sfruttare le Cucine Popolari, dove la solidarietà fa un giro largo e finisce esattamente lì dove deve: non solo un pranzo caldo che toglie la fame e mette a dieta la solitudine, ma luogo dove festeggiare. Ieri in via Macchiavelli 70, spazi della residenza per anziani don Baronio, Marco Campomaggi ha celebrato i suoi 62 anni tra alta cucina di pesce e solidarietà. L’imprenditore noto per i marchi di borse che vanno sulle tracce della moda tentando le donne di mezzo mondo, insieme alla compagna di vita e di impresa Caterina Lucchi, si è messo personalmente ai fornelli allestendo un pranzo coi fiocchi: alici marinate, catalana di scampi, passatelli asciutti al sugo di pesce (con 80 uova del pollaio personale della ditta Lucchi-Campomaggi), seppie con i piselli. Ogni piatto una festa per i suoi 60 ospiti che hanno versato nelle casse offerte generose. "Ci consentiranno di pagare almeno tre mesi di affitto", ha comunicato Elena Baredi promotrice delle Cucine Popolari. "Ho ricevuto tanto, voglio restituire - ha detto tra gli applausi Marco Campomaggi -. Non uso appositamente il verbo donare, che ci fa sentire superiori, ma quello della restituzione visto che ogni cosa ci è data in prestito". Solidarietà e spazio all’amore le parole ricorrenti nell’ambito di un’operazione, quella delle Cucine Popolari al secondo anno di vita, che si regge interamente sull’impegno di una sessantina di volontari che esercitano la passione per la cucina e la forza delle braccia. "Mangi quello che vuoi, paghi quello che puoi" si legge in un cartello e l’impegno, per chi può è quello di pagare per sé e per chi non può. E sono tanti quelli che non possono. Vanno alle Cucine Popolari per sedare la fame e il bisogno di socialità. Un iniziativa come quella di Campomaggi è una manna dal cielo e un invito a replicare. Ogni giorno la sala è piena. "Vi prego, non mollate" si legge nel libro degli ospiti tra tripudi per l’ottima cucina e ringraziamenti commossi.