Cesena, 14 settembre 2023 – La premiata ditta Marco Campomaggi & Caterina Lucchi non si ferma alle borse glamour che portano il nome di Cesena nel mondo. Recentemente ha acquistato un luogo che sembra dare ulteriore respiro alla propensione della coppia per la valorizzazione di una comunità che si lega intorno ad un prodotto. Hanno acquisito infatti la proprietà dell’antichissimo stabile che ospita al piano terra la rinomata Osteria di Montecodruzzo e al piano superiore un’abitazione dalle cui finestre, come anche dall’ampia vetrata del ristorante che guarda verso valle, l’occhio si tuffa in uno dei più suggestivi e periscopici panorami delle nostre colline.
L’acquisto per il vero è già stato formalizzato da diversi mesi ma discrezione, e quel pizzico di pudore per le cose che non fanno strettamente parte del business della moda, hanno fatto sì che Campomaggi abbia tenuto serrata la notizia. Ma nulla è cambiato nel ristorante gestito da Massimo Conti e dalla moglie Ina, dove si magia la carne delle mucche allevate dalla famiglia Monti poco più in basso e dove si custodisce con amore parte della tradizione culinaria romagnola. Il passaggio di proprietà non ha influito sulla conduzione dell’antica osteria che è stata riconfermata dai nuovi proprietari.
Del resto, benché ottimi cuochi (alcuni mesi fa si sono messi, con grande successo, dietro ai fornelli delle cucine popolari per festeggiare il 62esimo compleanno di Marco coniugando festa e solidarietà) i due imprenditori cesenati hanno già altro in cui impegnarsi, oltre alle borse che fanno gola alle donne e agli uomini attenti alle tendenze della moda. Dinamici e ben ancorati al territorio Marco e Caterina sono spesso impegnati in iniziative di beneficenza, hanno dato vita ad una radio via web (niente pubblicità, solo musica), hanno allestito un pollaio che regala ogni giorno decina di uova che vengono donate ai dipendenti e agli amici. Del resto Montecodruzzo assomiglia un po’ a Teodorano - la cui rustica essenza compare in una linea di borse firmate Campomaggi - che è il paese natale di Marco. Borgo spartano, ancora legato alle origini, esattamente come l’impervio paesino, di cui l’osteria è il fulcro, oggi un po’ tormentato dalle frane che hanno compromesso alcune vie d’accesso.
Resta la particolarità di un luogo che ha radici lontane, 1400 e dintorni, a cui dà significato la chiesetta di Santa Maria Liberatrice, fatta costruire da Giacomo Malatesta nel 1572 come ex voto per essere sfuggito (grazie al riscatto pagato dal re di Francia) alla prigionia dei turchi. Negli anni più recenti, fino a metà del ’900, l’osteria è stata legata al gestore Benini che offriva vino, piadina, affettati e poco altro oltre al cocomero mantenuto fresco nel pozzo.
Successivamente ha avuto altri gestori. Nessuno altrettanto appassionato quanto Massimo Conti. Che ne farà Marco Campomaggi della casa sovrastante? "Per il momento non abbiamo progetti, vedremo in seguito …", dice, parco di parole. Ma si legge nello sguardo la soddisfazione di possedere un luogo così identitario.