RAFFAELLA CANDOLI
Cronaca

Borzacchiello ’minaccia’ sul palco: "Badate a come usate le parole"

Questa sera a Villa Torlonia la conferenza-spettacolo di uno dei massimi esperti di intelligenza linguistica

Paolo Borzacchiello questa sera protagonista a Villa Torlonia

Paolo Borzacchiello questa sera protagonista a Villa Torlonia

È anticipata a stasera alle 21.30 (inizialmente programmata per mercoledì), la conferenza-spettacolo di Paolo Borzacchiello "Bada a come parli", sul palco di Villa Torlonia a San Mauro Pascoli. Lo spettacolo, che chiude una fortunata stagione di Revèrso a cura di Sillaba, vede lo scrittore, consulente e tra i massimi esperti di intelligenza linguistica (ovvero, la capacità di conoscere le parole per utilizzarle nel modo migliore e nei contesti adeguati), spiegare, in maniera comprensibile e colloquiale, come "Il linguaggio può trasformare la nostra vita". Autore di bestseller e podcast di successo, Borzacchiello è il co-creatore di HCE, Human Connections Engineering, la disciplina che studia le interazioni umane. La conversazione è accompagnata dalla proiezione di slide.

Borzacchiello, il titolo non è una minaccia, ma un invito ad usare bene le parole?

"Beh, se viene percepito come minaccia, allora lo è. È una minaccia nei confronti di chi non sa usare bene le parole; meglio, è un consiglio paternalistico a prestare attenzione a come si usano le parole per evitare danni o conseguenze non gradevoli".

Studiare come approcciarsi agli altri non toglie spontaneità al comportamento?

"All’inizio sì, ma è l’equivalente ad esempio, dell’imparare una lingua straniera: se prima devi pensare a scegliere le parole, in seguito ti viene naturale. Tutti possiamo imparare a usare la voce, il tono, i contenuti e come trasmetterli attraverso una gestualità altrettanto sicura e convincente".

Quali sono gli errori più comuni che si commettono rapportandosi agli interlocutori?

"Faccio un esempio di vita quotidiana tra genitori e figli: un ragazzo confida al padre di essere preoccupato, che so, per la propria promozione. In genere il genitore va subito al sodo con parole rassicuranti: ‘vedrai che ce la fai’. Errore dal punto di vista cognitivo-linguistico, pur dettato da buone intenzioni. C’è bisogno di un approccio più ponderato e che passi attraverso delle sequenze. Per un legame di fiducia, di trust, di legame chimico in serotonina, il padre deve dimostrare di avere compreso il punto di vista del figlio: minimizzare provoca l’effetto contrario".

Un colloquio di lavoro, una relazione in pubblico possono avere esiti diversi a seconda del tipo di approccio?

"Certamente e vi si deve predisporre non abbassando la cresta, essendo accondiscendenti, o sminuendo il nostro valore. Insomma, non alla Fantozzi. Dobbiamo imparare a valorizzarci attraverso il linguaggio studiando, leggendo libri sull’argomento come i miei, e così cambia anche la nostra autostima; le parole plasmano il cervello e generano emozioni. Noi siamo emozioni e veniamo giudicati a livello emozionale prima ancora che cognitivo. In base ai verbi che uno usa si può capire se è testosteronico, o ossitocinico, se genera endorfine o cortisolo. E poi ci sono le variabili".

Ovvero?

"È quanto studia la Human Connections Engineering, lo studio di come tutte le variabili ci influenzano e influenzano le interazioni: colori che ci circondano: il rosso aumenta il battito cardiaco ad esempio, temperatura, parole, gesti, abbigliamento: un’ intervista alla stessa persona indossando due look diversi ne cambia il risultato. Ogni cosa ci influenza, e con la HCE abbiamo codificato un codice per capire come questo meccanismo funzioni".