Carissimo amico pensionato,
capisco il suo punto di vista ma in tutta onestà mi sempre un po’ troppo semplicistico e anche ingeneroso verso tanti esercizi pubblici che si trovano ad affrontare un momento difficile. Ricordo anch’io il passaggio dalla lira all’euro con un brusco aumento dei prezzi per via di un arrotondamento (non certo l’equivalenza mille lire un euro, ma robusti rincari sì) sul quale il governo dell’epoca non disse e non fece nulla. Certo, ci fu chi si approfittò del momento favorevole per ritoccare all’insù i listini, ma in seguito il mercato e la bassa inflazione garantita dall’euro hanno in qualche modo pareggiato i conti. Per chi ha uno stipendio fisso però l’operazione si è spesso conclusa in perdita perché le paghe sono rimaste più o meno le stesse nell’ultimo decennio.
Ora ci troviamo in un altro momento delicato, tra crisi pandemica e impennata dei costi delle materie prime e rincari dele bollette. Non solo bar e ristoranti ne pagano le conseguenze. Non solo i titolari (l’occupazione, in generale, è in ripresa ma ancora non ai livelli pre Covid). Il problema riguarda tutti i lavoratori e tutti i consumatori. Occorrerà che stavolta, a differenza che nel 2002, il governo sia più attento alle esigenze del mondo del lavoro, almeno rimuovendo il più possibile gli ostacoli all’espansione.