Una vicenda umana, prima ancora che giudiziaria, per la quale due coniugi di origine ucraina, Halyna e Volodymyr Karavatskiy, da tempo residenti a Cesena, chiedono attenzione e un minimo di empatia da parte delle strutture sanitarie. "La nostra famiglia - afferma Volodymyr Karavatskiy - ha subito una ingiustizia devastante". I fatti si riferiscono alla nascita, all’ospedale Bufalini, del loro primo figlio, Alessandro, morto - non ha dato segni di vita dopo le manovre di rianimazione post nascita - pochi attimi dopo un parto difficile, il 19 febbraio del 2017. In una lunga ed accorata testimonianza, che rivela le tracce di un dolore che non si è mai sopito, i coniugi Karavatskiy contestano la sentenza del procedimento penale presso il tribunale di Forlì a cui avevano fatto ricorso, che ha assolto le tre ostetriche e la ginecologa presenti in sala parto. La sentenza del 31 maggio 2022, ormai passata in giudicato, secondo i genitori del bimbo, non ha tenuto conto di una serie di contraddizioni, fino alla "falsificazione delle cartella clinica" dove non compariva "l’esecuzione della manovra di Kristeller con pressione sovra pubica e impiego della ventosa". Halyna sarebbe stata costretta "a partorire senza contrazioni" e, nonostante le ripetute richieste rivolte ad ostetriche e ginecologa, le è stato negato il taglio cesareo, applicabile "in tempi che sicuramente avrebbero consentito di escludere l’epilogo drammatico della vicenda".
Fin qui il procedimento giudiziario contro cui i coniugi non prevedono un appello ma, ad oggi, sono ancora in attesa di una spiegazione dall’Ausl Romagna a cui si sono rivolti assistiti dal loro legale, l’avvocato cesenate Giovanni Majo. "Abbiamo chiesto invano - dice l’avvocato Majo - che l’azienda sanitaria ci facesse avere almeno un segnale a fronte delle perplessità avanzate da questa giovane coppia nell’occasione della nascita del loro primo figlio, purtroppo deceduto".
"Occorre distinguere - sottolinea il legale - il piano giudiziario da quello umano che richiederebbe sensibilità anche da parte dell’Ausl che ha assunto, invece, un atteggiamento burocratico dopo l’assoluzione dei sanitari inquisiti. Chiediamo all’Ausl un minimo di comprensione che, fino ad ora, è stata negata". E ciò nonostante il sollecito inviato a marzo scorso alla direzione sanitaria del Bufalini, al reparto di Ginecologia e all’azienda Ausl. I coniugi Karavatskiy, attraverso il loro avvocato, chiedono solo chiarimenti, "spiegazioni e motivazioni in relazione a più aspetti di criticità che hanno caratterizzato la tragica vicenda che ha avuto come epilogo la morte del piccolo Alessandro". Sarà come riacutizzare gli esiti di una ferita che ancora sanguina, ma più del dolore, evidentemente, conta oggi avere una vicinanza da parte delle strutture sanitarie, assolte, ma obbligatoriamente vicine a chi mette nelle loro mani la nascita di un figlio e la propria vita.