LUCA RAVAGLIA
Cronaca

Il Barbotto, quella salita da brividi che aspetta il Tour de France. E intanto Pogacar la prova...

Su quel tratto di strada di Mercato Saraceno si allenava Marco Pantani e hanno imprecato tutti gli eroi del ciclismo da Bartali a Merckx

Mercato Saraceno (Cesena), 26 giugno 2024 – Tre giorni al momento del passaggio del Tour de France dall’Appennino romagnolo in programma il 29 giugno, nell’ambito della prima tappa della Grande Boucle, che da Firenze arriverà a Rimini. Siamo ai ritocchi prima del gran ballo. Si vede dalle strade asfaltate di fresco sulle quali gli operatori sono al lavoro per la realizzazione della segnaletica orizzontale.

Strade chiuse a Cesena per il Tour de France

Il bar del Barbotto sulle colline Cesenati: nel riquadro Pogacar prova la salita in vista del passaggio del Tour (foto Ravaglia)
Il bar del Barbotto sulle colline Cesenati: nel riquadro Pogacar prova la salita in vista del passaggio del Tour (foto Ravaglia)

Di qui passeranno i migliori ciclisti del mondo e già la comunità li aspetta, in particolare nei luoghi simbolo del percorso, quelli che la storia la hanno già fatta, togliendo il fiato anche ai grandissimi. Siamo a Mercato Saraceno, si esce dall’abitato e si passa il ponte. E’ lì che comincia il Barbotto, 4 chilometri e 600 metri di salita con una pendenza media dell’8% che nell’ultimo chilometro arriva al 14 e sulla quale si allenava Marco Pantani. Prima di lui su quelle rampe avevano imprecato generazioni di eroi del ciclismo, da Bartali a Merckx, perché il Barbotto non guarda in faccia a nessuno. Mette i brividi a tutti.

Sul Barbotto si sono consumate imprese che sono diventate leggenda e le leggende si tramandano, anche ai campioni di oggi, come Tadej Pogacar, che il Tour lo ha già vinto due volte, che si è appena messo in bacheca anche il successo al Giro e che questa mattina ha voluto provare la salita. Per capire cosa lo aspetta. In cima era tutt’altro che di buon umore.

In cima c’è un bar, il bar del Barbotto, che è lì da 1947, gestito sempre dalla stessa famiglia, della quale Francesco Mazzoni oggi rappresenta la terza generazione. E’ un bar che fa anche da ristorante e che mentre il tempo passava, è rimasto com’era.

Non è una critica, è un complimento. Perché le pareti sono rivestite di pannelli di legno e sopra i pannelli ci sono i cimeli, le foto, le maglie, i cappellini. La bandana che aveva indossato Pantani nel 1999 nel giorno in cui firmò il tempo record di percorrenza della salita: 11 minuti, che in auto quasi ne servono di più.

“Tutti quelli che vengono – ride Mazzoni – restano a bocca aperta. E dire che vengono da tutto il mondo. Lo fanno sempre, grazie anche al volano che sa trasmettere la ‘Nove Colli’, corsa regina delle granfondo. Siamo partiti dal chioschetto di mia nonna, che distribuiva le uova sode ai ciclisti e siamo arrivati a oggi, ad aspettare il passaggio del Tour de France. Eppure siamo sempre noi. Sono cresciuto qui, nella casa sopra al bar ed è qui che continuo a stare, nel mio mondo, circondato da un panorama da cartolina e in un ambiente che non lo puoi ricreare. E’ così e basta. E ce l’abbiamo qui, in Romagna, e basta”. Mazzoni in questi giorni si è ‘barricato’: ha spostato il frigo dei gelati e serve i clienti pronto ad affrontare le richieste di migliaia di appassionati. I primi dei quali sono già in arrivo, con larghissimo anticipo.

“Hanno prenotato i posti per camper e tende, arriveranno in queste ore e si godranno l’attesa. Lavorativamente parlando sono preoccupato, spero di riuscire a reggere l’urto. Ma allo stesso tempo sono consapevole del fatto che sarà una meraviglia. Per me, per il mio bar, per il ricordo di mia mamma e di mia nonna. Per tutti quelli che amano il ciclismo”.

Gli addobbi a tema sono già iniziati, il colore giallo avanza, nelle prossime ore un centinaio di tifosi arriverà per realizzare i messaggi ad hoc dedicati a Pantani. Pantani è nel murales esterno al bar, nella bandana del record, nelle foto, tra i ricordi. Pantani da qui non se ne è mai andato e per questo si godrà il Tour sul Barbotto. Che tanto quello che ha fatto lui, non saprà rifarlo nessun altro.