ELIDE GIORDANI
Cronaca

Barbara nel regno degli uomini "Vorrei un meccanico donna"

La Battistini guida la carrozzeria e officina di famiglia con 35 dipendenti che fattura 4 milioni di euro

Barbara nel regno degli uomini "Vorrei un meccanico donna"

di Elide Giordani

Una mosca bianca. Così si definisce Barbara Battistini che in 40 anni di carriera ha percorso tutte le tappe fino al vertice dell’azienda di famiglia, la "Carrozzerie e Officine Battistini" fondata 50 anni fa dal padre Ezio. "Quando mi siedo ai tavoli di Confindustria sono sempre l’unica donna a rappresentare il settore" afferma, e non c’è da meravigliarsi, quello dell’officina non è mai stato considerato un posto per donne. Anche se sarebbe riduttivo parlare solo di autocarrozzeria e officina per un’azienda di 4 milioni di euro di fatturato, 35 dipendenti e un’area produttiva di 8 mila metri quadri. L’azienda di cui Barbara Battistini è amministratore delegato è anche centro revisione per la Motorizzazione Civile per mezzi fino a 35 quintali, punto di riferimento per le aziende che hanno un parco auto a noleggio, revisioni meccaniche, elettriche e di carrozzeria per apparati Militari e della Pubblica Amministrazione. Barbara Battistini è una delle 49 manager della nostra provincia.

Battistini, come è arrivata ad assumere il comando?

"Mi ha tirato su mi padre Ezio fin da quando frequentavo le superiori. Ho un fratello ed una sorella che hanno fatto altre scelte. In definitiva sono stati gli eventi che hanno deciso per me".

Pare che le manager della nostra provincia arrivino ai vertici solo nelle aziende di famiglia. E’ stato così anche per lei?

"Sicuramente. Per me è stato naturale nel momento in cui sono venuti a mancare i fondatori, ossia mio padre e i suoi fratelli, anche perché c’era, e c’è tuttora, un fortissimo legame con i dipendenti che nei vari passaggi della nostra storia mi hanno aiutato molto. Certo, sono la titolare, ma senza tutti loro, ciascuno con la propria competenza, non sarei arrivata ad oggi".

La sua presenza al vertice è stata occasione di apertura alle donne?

"Nella parte amministrativa sì, in quella tecnica è ben più difficile. Se trovassi una donna meccanico l’assumerei immediatamente".

Non ce ne sono?

"Non ci sono neppure gli uomini… Neanche i ragazzi che frequentano i corsi professionali si dimostra tanto interessati a fare i meccanici, quelli disponibili ce li litighiamo. Sono pochi rispetto alla richiesta e sono più interessati all’elettronica che a sporcarsi le mani d’olio".

Lei ha competenze meccaniche?

"Conosco il settore, ma ci sono branche, come quella dei veicoli militari, che sono molto specifiche e richiedono competenze sofisticate, e noi abbiamo chi le ha e le esercita con passione e abilità".

Se le si ferma l’auto chiama il meccanico o fa da sé?

"No, per carità, non saprei dove mettere le mani. Anche perché ora le auto sono talmente complesse che non posso fare altro che chiamare qualcuno che se ne occupi".

Il suo ruolo di vertice ha influito sulla sua vita familiare e privata?

"Non più di tanto. Quando è stato il momento di assumere maggiori responsabilità ho fatto un summit in famiglia e ho chiesto a tutti, marito e due figlie, di aiutarmi. Mi hanno sostenuto e sono stati contenti di collaborare".

Suo marito lavora in azienda? "No, benché lo abbia sollecitato in più di una occasione. Lavora alla Trevi e tiene a separare lavoro e famiglia. Forse ha ragione lui, così quando si torna a casa si parla di altro".

Si dice che le leadership femminili portino ad uno sviluppo più strutturale, duraturo e inclusivo. Ci si riconosce?

"Le donne hanno un punto di vista diverso. Io vado anche col cuore e l’istinto. Se una dipendente ha bisogno di un part time perché ha esigenze familiari non ci penso due volte a riorganizzare l’ufficio".

A chi passerà il timone?

"Ad una delle mie due figlie, spero, che già ora con tanta passione lavora accanto a me. Chissà che non arrivi anche lei al vertice".