Cesena, 3 novembre 2024 – Per i balneari si avvicina il giorno della verità. In questi giorni caldi, caratterizzati da una intensa campagna elettorale per le elezioni regionali in Emilia Romagna, in riviera le acque sono parecchio agitate. In riviera tiene infatti banco la questione sul futuro delle spiagge. Soltanto nella provincia di Forlì-Cesena, a Cesenatico, Gatteo a Mare, San Mauro Mare e Savignano Mare, ci sono 170 stabilimenti balneari. Tuttavia le aziende interessate sono oltre 250, in quanto sono costruite sul demanio anche molte colonie, alberghi, case vacanza, ristoranti, locali, cantieri navali, circoli velici e altre attività.
A parole le forze politiche si pronunciano a favore degli attuali titolari delle concessioni sul demanio marittimo e si sbilanciano a tutela del “modello turistico romagnolo”. Nei fatti tuttavia non si sono viste proposte e soprattutto progetti concreti per difendere i balneari. Questo a sinistra, come a destra, inclusi i partiti dell’attuale Governo, che due anni fa hanno promesso di attuare una politica a difesa della categoria dalla direttiva Bolkestein che prevede di mettere a bando le concessioni sul demanio marittimo. A parole si è detto e si è scritto di tutto e di più sull’appoggio e il sostegno dei diritti degli attuali concessionari.
Tuttavia il freno a mano è stato tirato presto, alla luce della posizione dell’Unione Europea, delle sentenze del Consiglio di Stato e delle dichiarazioni dello stesso presidente della Repubblica, che vanno in una direzione di evidenza pubblica senza favori a nessuno, nemmeno a chi lo stabilimento balneare l’ha costruito col proprio lavoro e i propri soldi.
Ed è proprio questo oggi l’oggetto del contendere, perchè quando anche i bagnini quest’anno hanno capito che la Bolkestein si sarebbe applicata, le loro azioni si sono concentrate nella direzione di poter almeno ottenere dei bandi che tenessero in considerazione il fatto che le loro attività si svolgono su un bene di proprietà dello Stato e quindi di tutti i cittadini italiani, ma le aziende le hanno costruite loro.
Il 16 settembre è stato pubblicato un decreto legge su questa materia, che entro il 15 novembre, trascorsi 60 giorni diventerà legge. In tale documento non sono previsti indennizzi agli attuali concessionari, ma soltanto il riconoscimento degli investimenti effettuati e non ammortizzati negli ultimi cinque anni. Tale riconoscimento lo deve versare l’eventuale nuovo concessionario subentrante, il quale ha tuttavia l’obbligo di dare subito soltanto il 20 per cento e successivamente la restante somma; tuttavia se il nuovo concessionario non paga il restante 80 per cento al vecchio concessionario, quest’ultimo non rientra nella disponibilità dello stabilimento balneare.
Ai balneari un bando così proprio non va giù e le associazioni sindacali in difesa della categoria, hanno subito chiesto un confronto con il Governo, che però non c’è stato. Il decreto legge sulle concessioni demaniali è stato inserito nel “Decreto legge salva infrazioni” assieme ad altri provvedimenti. Il termine ultimo ufficiale è metà novembre, tuttavia pare che già lunedì il Governo possa mettere la fiducia e martedì portarlo in aula per il voto, mettendo la parola fine ad ogni discussione.