Cesena, 27 febbraio 2022 - "Le sedi di insegnamento dei corsi di specializzazione della Facoltà di Medicina sono a Forlì e Ravenna, ma gli specializzandi operano ed opereranno sempre di più in tutti gli ospedali dell’Ausl Romagna, quindi la ricaduta è positiva per tutti". E’ netta la risposta di Tiziano Carradori, direttore generale dell’Ausl Romagna, alle critiche avanzate da Gilberto Vergoni, segretario del sindacato dei medici Anaao.
Direttore Carradori, il rapporto con l’Università concentra la ricerca su Forlì e Ravenna a scapito di Cesena e Rimini? "Assolutamente no. Intanto perché l’Università non è il solo luogo della ricerca in ambito medico. E perché il rapporto con l’Ateneo, già positivo, verrà implementato". In che modo? "La competenza sanitaria si costruisce attraverso la conoscenza in ambito universitario e con il saper fare negli ospedali. In questo senso l’Ausl Romagna offre l’opportunità di numeri cospicui: 200mila ricoveri all’anno e 16 milioni di prestazioni. Le ricadute saranno positive con una capacità di trattamenti diagnostico-terapeutico accresciuti grazie alle sinergie. Poi c’è l’aspetto della ricerca, più diffusa, ad esempio Irccs di Meldola. Con la ricerca i pazienti possono beneficiare di diagnosi tecnologicamente avanzate e trattamenti non ancora entrati in ambito routinario. Infine è utile per i professionisti, le cui competenze devono essere rese disponibili per l’insegnamento ai futuri profesisonisti". Ci sono benefici anche per l’Ausl? "Certo, quando l’azienda sanitaria è sede formativa ci sono più medici in formazione ed più facile trattenerli in futuro". Nel rapporto tra Ausl e specializzandi c’è il rischio di ingerenze politiche? "L’’accordo attuativo con l’Università è stato implementato proprio per evitare rapporti solo direttori delle scuole e primari. Ora è un rapporto strutturato che ha ampliato anche i posti a disposizione. Prendiamo infarti specializzandi sia dall’Università di Bologna che da quella di Ferrara". La presenza di sedi universitarie ha ricadute sull’arrivo di finanziamenti? "No. C’è un impegno diretto delle Fondazioni di Forlì e Ravenna e questo è noto. Ma i fondi del servizio sanitario nazionale arrivano su quota capitaria e gli investimenti sono in funzione dei bisogni, nel massimo equilibrio territoriale". Con il nuovo ospedale di Cesena ci saranno più occasioni di interazione con l’Università. "Stiamo procedendo celermente, sarà un ospedale tecnologico per i prossimi ottant’anni è logico che l’ si svikluppi il rapporto con l’università".