MADDALENA DE FRANCHIS
Cronaca

Forlì, l'esperto di asteroidi. "Anche noi in missione per deviarli"

La Nasa e l’agenzia europea studiano come scongiurare future collisioni. Ecco il contributo di un team forlivese guidato dal prof Tortora

Il docente forlivese Paolo Tortora

Il docente forlivese Paolo Tortora

Forlì, 19 ottobre 2020 - Provare a deviare la traiettoria di un asteroide ed essere pronti nel caso in cui, in futuro, un oggetto celeste si trovi in rotta di collisione con la Terra: no, non è la trama di Armageddon o di qualche altro kolossal di fantascienza, ma l’obiettivo di un importante progetto spaziale, ideato da Nasa ed Esa (rispettivamente, agenzia spaziale statunitense e la sua corrispondente europea). Un progetto, intitolato Aida, cui partecipano attivamente alcuni ricercatori del Campus universitario di Forlì, guidati da Paolo Tortora, docente di Impianti aerospaziali e responsabile dei due laboratori di ricerca coinvolti (Laboratorio di radioscienza ed esplorazione planetaria e Laboratorio di microsatelliti e microsistemi spaziali, entrambi con sede al Tecnopolo di Forlì). Professore, sarete impegnati in una vera e propria missione di difesa planetaria. "Certo, e non saremo sul set di un film hollywoodiano! Il progetto prenderà il via a luglio 2021, con il lancio della sonda americana Dart. Nel settembre del 2022, Dart raggiungerà e colpirà il più piccolo dei due corpi che compongono Didymos, un asteroide composto da due elementi che transita periodicamente vicino alla Terra. L’impatto devierà la traiettoria dell’asteroide. Unico testimone dell’evento sarà LiciaCube, un nanosatellite dell’Agenzia Spaziale Italiana (Asi) che si staccherà dalla sonda Dart qualche giorno prima dell’impatto e resterà nelle vicinanze per documentarlo". Quale sarà il vostro ruolo nel progetto? "L’Asi ci ha chiesto di determinare la traiettoria di LiciaCube: un compito assai delicato, perché il satellite deve puntare nella direzione giusta per osservare l’evento e scattare le foto. Ma il nostro contributo non si ferma qui". Dove arriverete? "Torneremo in scena anche per la missione della seconda sonda – chiamata Hera – che sarà lanciata dall’Esa nell’ottobre del 2024. Dopo due anni, Hera raggiungerà l’asteroide Didymos e analizzerà il cratere generato dalla collisione con la precedente sonda americana Dart". Ci spieghi: perché è così importante studiare a posteriori il cratere? "Perché ricaveremo informazioni fondamentali sulla massa, la densità e i campi di gravità dei due corpi che costituiscono l’asteroide binario Didymos, nonché sull’intera dinamica del sistema. E consentiremo alla comunità scientifica che si occupa di difesa planetaria di valutare l’efficacia di questo metodo di deviazione su una casistica di potenziali corpi pericolosi, diversi per massa, composizione e velocità d’impatto". A quali altri progetti ‘fantascientifici’ sta lavorando? "Assieme ad Asi e alla Nasa, stiamo mettendo a punto una missione finalizzata all’esplorazione di Tritone, ‘la luna’ del pianeta Nettuno. Per arrivarci occorrerà compiere 30 volte la distanza di 150 milioni di km, ovvero il tratto che separa la Terra dal sole: il lancio della sonda è previsto nel 2026, l’arrivo nel 2038". Una distanza siderale. "Già. Ma c’è un motivo per cui ci spingiamo così lontano: sotto una spessa lastra di ghiaccio, Tritone potrebbe nascondere oceani immensi, in grado di ospitare forme di vita, sia pur primordiali. Dove c’è acqua, c’è spazio per la vita".