
Con la pandemia una delle professioni più richieste è stata quella degli infermieri. Assunto a tempo indeterminato a luglio dall’Ausl Romagna in seguito a un concorso, Giovanni Capasso 34enne oggi è impegnato come infermiere ‘tamponatore’.
Giovanni Capasso la pandemia ha giocato un ruolo fondamentale per la sua assunzione?
"Sicuramente non lavorerei nel settore pubblico in questo momento, ma sarei ancora impegnato in un’azienda privata di Forlì. Sono contento di questo passaggio che aspettavo da dopo la laurea in Infermieristica nel 2016".
Di cosa si occupa esattamente?
"Faccio tamponi al Drive Trough del Bufalini e della Fiera e talvolta anche a domicilio".
Quante ore lavora?
"Trentasei ore settimanali, sono fortunato perché non lavoro la notte e riesco a gestire bene il mio tempo libero. In media faccio turni di sei ore e mezza".
Lo stipendio la soddisfa?
"Tocchiamo un tasto dolente. Se noi pensiamo a quanto sia importante in questo momento la tracciabilità delle persone e i pericoli che si corrono nel fare circa duecento tamponi al giorno ci accorgiamo che il trattamento economico spesso non è adeguato. Lo stipendio si aggira sui mille e cinquecento euro netti mensili".
Quali sono le difficoltà maggiori che riscontra oggi nel lavoro?
"Il fatto che le persone ti trattano male e non capiscono che anche noi siamo stanchi della pandemia".
Come si comportano i pazienti?
"C’è molta diffidenza da parte di chi si sottopone al tampone e ha paura che non siamo in grado di eseguire bene il nostro lavoro".
Ce l’ha con i no vax?
"È una categoria che ha le proprie idee, ci mancherebbe, ma il punto è che le manifesta con grande rabbia nei nostri confronti, arrivando anche ad offenderci".
La pressione sul mondo sanitario è ancora tanta in questo momento?
"Adesso ci sono meno file nei Drive Trough, ma sono ancora tanti i bambini delle scuole che vengono ogni giorno a fare il tampone, assieme agli insegnanti e al personale Ata".
a. s.