Martedì 5 e mercoledì 6 alle 20.30, al Bonci, è di scena Anna Della Rosa, con "Erodiàs + Mater strangosciàs", tratto da "Tre lai" di Giovanni Testori; un progetto di Sandro Lombardi per Della Rosa, attrice versatile di teatro e cinema, con un ricco palmares, che ha ricevuto il Premio internazionale Flaiano per il Teatro 2024 per la miglior interpretazione femminile di "Antonio e Cleopatra". Lo spettacolo riprende la tournée dal Bonci accogliendo il pubblico sul palcoscenico (100 posti per ciascuna serata), per una rappresentazione simbiotica di due figure femminili: Erodiade e la Vergine Maria, che patiscono l’incommensurabile dolore della perdita dell’uomo amato.
Anna Della Rosa, nel 2020 Sandro Lombardi assiste alla sua Cleopatràs per la regia di Malosti e decide di consegnarle i ruoli di Erodiade e della Vergine Maria da lui in passato interpretati. Ha individuato in lei un’erede artistica?
"Questa consegna è stata un dono commovente e prezioso e ne avverto il senso di responsabilità. Lo spettacolo è una ripresa della tournée e dunque ho già visto negli occhi di Sandro Lombardi la felicità di una conferma, di una fiducia ben riposta nella preziosa trasmissione di questi due ruoli".
Lombardi non le ha ‘solo’ consegnato un testimone.
"Verissimo: mi ha affiancato con una dedizione, una cura, un’attenzione straordinarie. A un certo punto le nostre anime si sono sovrapposte. Mi ha messa al corrente del suo modo di interpretare, ma esortato a fare mie quelle emozioni. È stato un privilegio: come andare a bottega a imparare l’arte dal grande attore, respirare la sua aria, in una resurrezione di memoria: un lascito di Testori, che si deposita in Lombardi, decanta negli anni e passa a me, di cuore in cuore, di bocca in bocca".
La lingua di Testori scardina la dizione attoriale con invenzioni linguistiche tra lombardo, latino, francese, spagnolo.
"Ho messo da parte la dizione per attivare la capacità mnemonica, come imparare una poesia con versi non usuali, parole inventate che tuttavia si comprendono in ogni regione perché è lingua carnale, concreta. Io poi sono lombarda e questo mi ha aiutato a tornare con la memoria alla parlata dialettale della nonna, inoltre, mio padre mi ha aiutato a ripassare quei suoni che a lui risultano abituali. Questo coinvolgimento lo ha commosso, divertito, inorgoglito". Come mai indossa un tailleur maschile?
"Testori aveva pensato il ruolo di Erodiàs per un uomo attore che come il ciarlatano, nei teatrini di provincia e nelle piazze, ricopriva ruoli femminili. Dunque, è successo che Sandro Lombardi, in abiti maschili interpretasse ruoli femminili, mentre io donna, vesto panni maschili coi capelli raccolti che sciolgo quando sono Maria. Insomma, io donna, faccio finta di essere un uomo che finge di essere donna. La poesia restituisce le corde del maschile e del femminile. L’arte va oltre i confini dello spazio, del tempo, del corpo. Lombardi mi ha detto gli sembrava di rivedere sé stesso. Peraltro, tra noi c’è anche un somiglianza fisica".
Da un amore impossibile a quello struggente di una madre.
"Laddove Erodiàs, sulla testa mozzata di San Giovanni esprime un folle desiderio carnale per un amore respinto, quello della Madonna inginocchiata sul sudario che avvolge le spoglie del figlio è amore puro, assoluto, tale da farle comprendere la cosa più incomprensibile per una madre: la risposta di Gesù alla chiamata di Dio. Tuttavia non può non trattenersi, con un linguaggio semplice, da donna del popolo, dal chiedere, ripetutamente, perché".
E la presenza del pubblico sul palco?
"Rappresenta il moltiplicarsi delle emozioni. Quanto più hai il pubblico vicino, quanto più il dialogo è vibrante, fa da cassa di risonanza, amplifica la potenza delle parole".