RAFFAELLA CANDOLI
Cronaca

Alla Malatestiana. Pasini conta ’le rane nel fosso’

Domani alle 17 nell’aula magna la presentazione della raccolta dialettale con 16 dipinti di Buratti.

Alla Malatestiana. Pasini conta ’le rane nel fosso’

Loris Pasini con il suo primo libro di poesie in dialetto

"Cunté al raganèli int e’ fos", "Contare le rane nel fosso" è il titolo della più recente raccolta poetica pubblicata da Loris Pasini per i tipi del Ponte Vecchio, e che l’autore presenterà domani alle 17, nell’Aula Magna della Malatestiana. A cura di Poesis aps, l’incontro prevede un dialogo tra Pasini e Leonardo Belli, presidente dell’associazione "Te ad chi sit e fiol" e la presenza di Carla Fabbri presidente dell’associazione Friedrich Schürr. Le liriche saranno interpretate da Loris Canducci. È questo il primo volume in dialetto cesenate di Loris Pasini, preceduto da altri cinque contenenti un centinaio di composizioni ciascuno, in lingua italiana. La copertina e le pagine interne sono arricchite dalle sapide, genuine e poetiche riproduzioni di dipinti (16 tavole a colori) di Romano Buratti, il cui pennello è intinto nella genuina romagnolità delle facce scolpite dal sole e dal duro lavoro dei campi, non scevre da una ruvida e disarmante dolcezza. L’introduzione al volume è di Gianfranco Lauretano, recente vincitore del Premio Camaiore. "Sono cresciuto in un quartiere prossimo al centro – racconta Loris Pasini -. Era il dopoguerra e d’obbligo parlare e scrivere in italiano, ma mio padre, persona colta, dalla biblioteca fornitissima, aveva un’autentica passione per vari interpreti del vernacolo romagnolo e fin da giovanissimo fui attratto dai testi di Francesco Serantini, Aldo Spallicci, dall’ironia di Stecchetti di cui il babbo conosceva a memoria i Sonetti romagnoli e che recitava spesso dietro incitamento degli amici. Per non dire di Tonino Guerra, Raffaello Baldini, del nostro Walter Galli o di Giovanni Nadiani. Insomma, una particolare familiarità col dialetto mi ha accompagnato, ne ho appreso la non facile grafia e ho cominciato a scrivere poesie giovanili, mai pubblicate. Ho anche coltivato la fotografia e la pittura; oggi con la piena maturità consegno queste mie 35 liriche in dialét ad Cisèna".

Come osserva l’editore Roberto Casalini nella quarta di copertina, Pasini ha un substrato culturale tale da non farlo cadere "nelle trappole di tanta poesia romagnola minore, quella che celebra il buon tempo andato, in un abbandono di pura nostalgia", nonostante non trascuri la celebrazione della terra di Romagna e i personaggi che hanno la canottiera tatuata dal sole sulla pelle. Loris ha uno spessore poetico che gli permette di affrontare i temi classici, con un "linguaggio – scrive nella presentazione Gianfranco Lauretano -, che assume la forma giusta, che sa essere lirica ed elegiaca quando occorre, ma anche robusta, succulenta, diretta fino alla volgarità lessicale, in ossequio al realismo dell’identità cui sempre fa riferimento".